Scritta da: Rosario De Rubertis

Studente pendolare

Binario 9, il treno passa in fretta, stracolmo di persone.
Il posto non mi aspetta, sono arrivato tardi,
spingendo un po' di più, si entra anche a pressione.
Il tempo passa lento, sembra fermar le ore.
Tra una fermata e l'altra, si fuma e si discute, in barba al controllore.
Le chiacchiere susseguono e conoscenze nascono.
Le Marche e poi l'Abruzzo, si passa anche il Molise.
Una ragazza scende e mi dispiace un po',
si gira e mi saluta e pure mi sorrise.
Siamo arrivati in Puglia, il cuore si rallegra.
Mi sento già distrutto ma non ho visto tutto.
Si scende per il cambio, col treno nazionale, più giù non si può andare.
Aspetto con ritardo, il mezzo regionale.
Locomozione lenta, lo fa quasi fermare.
Si sosta in ogni dove, cappelle e cappellette, ho voglia di gridare.
Il mare alla mia destra, campagna alla sinistra,
la casa si avvicina, la sento profumare.
Si blocca tutto e rido, la gioia è troppo forte, calpesto la mia terra.
Ho voglia di restare!
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    Scritta da: Rosario De Rubertis

    Tarantata

    Mi avvicinai ad un cerchio di persone curioso,
    e di che cosa e chi ancora non lo so.
    Facendo spazio tra la gente incuriosito,
    mi ritrovai ad assistere ad uno strano rito.
    Vi eran donne impavide, si rotolavan a terra,
    tra polvere e pietrucole, non vi era un filo d'erba.
    In mezzo a questa folla, veniva fuori un suono,
    a terzine battenti, suonava un tamburello.
    Violino e organetto, facevan da cornice
    al giro maledetto.
    La folla che pregava, la dama che imprecava,
    un orgia di stornelli, la mia mente offuscava.
    Dopo la danza strema, veniva raccattata
    e all'acqua di una fonte, di Santo benedetto
    subito rifocillata,
    Rimessa bene in forze, guarita l'ammalata.
    Chiesi a un passante singolo, informazioni vaghe,
    rispose con saggezza, son state tarantate.
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      Scritta da: Rosario De Rubertis

      San Giovanni

      La leggenda parte da lontano e mischia le carte tra sacro e profano.
      Nasce un'attesa che tutti hanno e il 15 luglio sembra già capodanno.
      All'evento del Santo Patrono, tutti si mettono l'abito buono.
      Il miracolo vien rievocato e anche chi è ateo un poco ha pregato.
      Fin dall'alba parte la festa e il forestiero che passa resta.
      Si procede alla gran processione, la gente si unisce con gran devozione.
      Vengon fuori gli usi e i costumi, si sparano i fuochi e si accendono i lumi.
      Noccioline, semini e lupini, accompagnano il gruppo di massa,
      ascoltando la musica, della gran cassa.
      Si conclude la splendida festa e il Bolero accompagna chi resta.
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        Scritta da: Rosario De Rubertis

        Amar la propria terra

        Amar la propria terra
        senza temer quel fil che quando non convien ti lascia a terra.
        Sostiene un po' qualcuno,
        che è giusto che io abbia quel marchio che,
        quand'anche si fa ben ti dice di dir no e ti tiene in gabbia.
        A romper queste briglie,
        ci vogliono un po' di forza e tanta rabbia.
        La libertà acquisita di impegnarmi da me
        per quel che manca a te.
        Non l'ha detto nessuno,
        mi affido un po' qualcuno che pensa come me
        che amar la propria terra è un fatto di passione, non solo di opinione.
        Composta venerdì 12 dicembre 2014
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          Scritta da: Rosario De Rubertis

          Razionalmente

          Si dice che di norma,
          attende taciturno
          il responso finale.
          Si deve stare muti,
          provando ad aspettare,
          che qualche cosa cambi
          oppure rassegnare.
          La logica lo dice,
          la storia lo conferma,
          sprecando tante forze
          poi poco si produce.
          Sarò fuori dal coro
          ma verserò il mio impegno,
          per il più grande sogno.
          Razionalmente dice
          si inclinerà l'orgoglio
          ma s'esco vincitore
          sarò solo felice.
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            Scritta da: Rosario De Rubertis
            Nell'aria sento profumo intenso
            che quando arriva mi fa fermare e penso.
            Penso a stagioni andate,
            in quelle strade di verdi ulivi e fiori nuovi,
            a passi lunghi che scorrevan lenti
            e mi portavan fino alla sabbia
            e al mar d'argento.
            La compagnia in spensieratezza
            mi davan il senso di vita mia
            e si sognava a quel da fare, tra qualche anno.
            Ora mi guardo con nostalgia
            a quel che è stato, ai sogni andati
            e a quelli non ancora realizzati.
            Mi fermo e penso
            e per fortuna lo sento ancora
            questo profumo intenso.
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              Scritta da: Rosario De Rubertis

              Lunatica... mente

              Lunaticamente a te mi affido
              o piccolo satellite, di grande ispirazione sei dotato.
              Ti cerco dentro il mare, ti cerco all'orizzonte,
              per dare un po' di senso alle mie scelte avvolte,
              per dare un indirizzo alla mia lunatica mente.
              In lupo non mi vario dinnanzi alla tua pienezza,
              da lupi mi difendo trovando pace e ampiezza.
              Quando dinnanzi a me oltre alla tua tonda piena,
              ritrovo solo il mare, ostacolo garbato
              che i miei pensieri porta, ondeggiando da te,
              per dare un senso armonico, alla mia
              lunatica... mente.
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                Scritta da: Rosario De Rubertis

                Infinitamente grande

                Niente è come sembra,
                un fluido surreale mi lega a te anche se,
                davanti ai miei occhi non ci sei.
                Non esiste visibil concretezza,
                nelle mie vene scorri, nei miei respiri vivi.
                Riesci ad evitarmi ostacoli giganti
                e anche a supportarmi in scivoloni tanti.
                Ti porto dentro ovunque, mi hai dato vita e luce,
                mia entità immortale.
                Quello che sento forte, non ha una descrizione,
                è solo tanto esteso e infinitamente grande.
                Composta domenica 15 marzo 2015
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                  Scritta da: Rosario De Rubertis

                  Carissima città

                  Mi ritrovai da te quando la prima gioventù vera,
                  mi fece far i primi passi verso la mia nuova era.
                  Cantava un po' qualcuno che a vent'anni si è stupidi davvero
                  e proprio in quell'età io ho incontrato te carissima città.
                  I portici, lo studio, le schitarrate in piazza e i colli
                  e ancora gli amici e qualche amore vero.
                  Ti sento ancora mia anche se son tanto lontano,
                  quando è malinconia che bussa piano piano,
                  la prendo un po' per mano e volo verso te
                  e verso i tempi andati.
                  Lo so non torneranno ma son sicuro che
                  la mia felicità l'ho vissuta da te.
                  Composta venerdì 10 ottobre 2014
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                    Scritta da: Rosario De Rubertis

                    Barbara

                    L'antico romano e greco,
                    chiamavan barbara colei che dalle lontane terre veniva.
                    Straniera era l'origine, selvaggio il suo tenore.
                    Io che da tempi antichi sono lontano secoli,
                    non posso altro che fare, che stare a raccontare
                    la Barbara moderna che ho avuto la fortuna d'incontrare.
                    I suoi capell di seta a volte le coprivan il viso
                    e nascondevan come le sbarre dorate d'incantesimo fiabesco
                    il suo sguardo quasi orientale.
                    I suoi occhi da volpe, di medusian brillantezza,
                    ammaglian ogni cosa, son belli e non si scherza.
                    Il suo special nasino, finisce a poco a poco
                    dalle stupende labbra.
                    Quando riescon a schiudersi, si sente l'orchestrina
                    di quel bellissimo sorriso che insieme alle sue linee,
                    in mezzo alla sua chiara pelle,
                    non parla di straniero, nemmeno di selvaggio
                    ma di sublim bellezza che è rara da trovare
                    ma solo lei sa dare.
                    Composta martedì 11 novembre 2014
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