Poesie inserite da Nadia Consani

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Scritta da: Nadia Consani

Epilogo

Quel giorno lontano,
fu complice al desiderio un canto,
come il libro ai due amanti,
ignari del futuro
e sfidanti delle regole.
Avvenire lacerato,
poi diviso
e gettato via,
simile a veste sporca
di un miserabile pierrot.
E tu lo sai,
ma un giorno,
ormai privo di tutti i tempi,
davanti al banco dei colpevoli
in attesa di verdetto,
sarò con te,
e mi dovrai guardare,
negli occhi,
secchi cristalli di ghiaccio,
visibili ormai
sul volto della mia anima.
Mi guarderai
attraverso grate di nebbia,
dove nessuno dei tuoi angeli
ti prenderà per mano
e il tuo sorriso,
amaro di fiele,
incollato sulla faccia di cartone,
svanirà,
mentre confessi a voce alta
la verità del nostro temporale,
così che scoprirai la tua stoltezza.
Composta venerdì 30 novembre 2012
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    Scritta da: Nadia Consani

    NUVOLE

    Fuori corrono
    nuvole grigie
    in un cielo senza riflessi,
    come puledri nervosi
    allo steccato.
    Nella stanza
    c'è silenzio
    e staticità dell'essere,
    sguardo nel vuoto,
    nausea,
    poi, tiranna,
    disegna tracce
    la memoria.
    Piove,
    rompono il silenzio
    frange trasparenti,
    come lacrime
    di angeli insoddisfatti,
    ali bagnate
    non trovano riparo,
    volano senza sosta,
    ancora vive nell'illusione
    di trovare dove poggiarsi.
    Malevolo il vento
    che distrutto il nido,
    ha dispersa la fiducia,
    lasciando solo il ricordo
    di piume ancora calde.
    Composta domenica 4 novembre 2012
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      Scritta da: Nadia Consani

      Prima di passare oltre

      Quel giorno,
      non ancora troppo lontano
      per non sentirne il peso,
      ero davvero te,
      mentre tuo figlio mi parlava.
      Mistero della mente,
      guardavo con i tuoi occhi il piatto,
      e assaporava il cibo la tua bocca,
      un brivido,
      per un attimo
      ero te,
      mi sentivo te,
      seduta al tuo posto vuoto.
      Reclamavi la tua sedia,
      o da dentro me
      volevi abbracciarmi l'anima?
      Profumavi di forza,
      profumavi di lealtà, di fierezza
      e il tuo sguardo mai era abbassato.
      Quel giorno, mamma,
      mi hai lasciato addosso
      il tuo profumo.
      Composta giovedì 18 ottobre 2012
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        Scritta da: Nadia Consani

        Foglie d'autunno

        Prima di cadere
        ad abbracciare la terra,
        regalano colori
        foglie senza linfa,
        come ultimo saluto
        per farsi ricordare
        e il pittore
        ne carpisce il tono
        per dipingere l'autunno.
        Si donano
        come veste sacrificale
        a proseguire il ciclo,
        saranno nutrimento
        e coperta per il gelo,
        così che nuove gemme
        nasceranno a primavera
        e il poeta
        ne carpisce il senso
        per dipingere con i versi
        l'autunno della vita.
        Composta mercoledì 17 ottobre 2012
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          Scritta da: Nadia Consani

          Caldo sulla pelle

          Ancora brucia addosso
          il sole alto d'Ottobre,
          ipnotico e ingannevole,
          ha un calore che avvolge
          come stretta di amante,
          come tepore di carezza sulla pelle,
          e il mare,
          il mare, fluido compagno,
          è surrogato di un letto di passione.
          Lo scoglio mi tiene,
          preclude ogni pensiero,
          mi plasma,
          in simbiosi con i suoni,
          e i colori,
          e la voce dell'acqua
          e il caldo del suo corpo,
          fatto di roccia salmastra.
          Lo scoglio mi culla,
          mi parla,
          mi canta una nenia,
          fin tanto che gli occhi
          si concedono al sonno.
          E sogno di te,
          improbabile presenza.
          Composta venerdì 5 ottobre 2012
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            Scritta da: Nadia Consani

            Esalazioni

            C'è odore di zolfo nell'aria,
            fuoriesce da lenzuoli
            di troppa pazienza,
            che coprono sfregi
            ancora da rimarginare.
            Lenzuoli sudici,
            lisi,
            stracciati,
            covano ferite in suppurazione
            che la dignità cancellano,
            intanto che l'impotenza di reagire
            tronca gli arti alla corsa.
            C'è fetore di marcio nell'aria,
            invade i colori dell'arcobaleno
            e lascia il tempo senza ore,
            così che il sole muoia
            dietro crinali d'infamia.
            Basterebbe una pioggia
            a lavare lo sdegno,
            assennata,
            generosa,
            che ridoni il verde all'erba
            sotto il sole risorto,
            che riporti profumo di speranza,
            prima che l'odore di zolfo
            diventi concretezza.
            Composta mercoledì 3 ottobre 2012
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              Scritta da: Nadia Consani

              Come una morsa

              Io ti vedo,
              ti vedo riflesso
              con mano protesa
              per dare una carezza,
              o per sferrare rabbia
              col pugno chiuso.
              A volte piangi,
              a volte sorridi,
              ti senti solo, sempre.
              Non bastano le illusioni
              a risvegliare i sensi,
              vuoi di più,
              vuoi una strada vera
              fatta di pietre da levigare,
              io ti vedo,
              la sogni,
              sai che non la troverai.
              Il soffitto scende,
              è sempre più basso,
              ti schiaccia come una morsa,
              ti soffoca,
              aspetti indolente,
              che lo spazio si riduca
              fino a toccare la pelle
              e che sia buio, sempre.
              Io ti vedo,
              alza le mani
              a respingere quel muro!
              Composta mercoledì 26 settembre 2012
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                Scritta da: Nadia Consani

                Come sarà morire?

                Sarà come sognare,
                scivolare scarichi
                di ogni sofferenza
                su percorsi di mondi paralleli?
                Vedremo solo buio
                incerti sul cammino,
                camminare sospesi
                claudicando con l'anima inquieta?
                La luce come faro
                di porto dimenticato
                vedere da lontano,
                sarà perdono del nostro divenire?
                Moriremo e basta
                senza più percezione
                della vita passata
                e non avrà senso il nostro soffrire?
                Tutto è probabile,
                niente è fortuito,
                nemmeno l'intelletto
                per vivere e morire senza rimorsi.
                Composta sabato 8 settembre 2012
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