Qui è un antro che ha quasi l'accessibile tenerezza del sughero... e una porta nuda e indifesa da cui entra la luce, dacché si siede l'ombra, e permanente fa inabissare il sonno del pensiero, spada che trincia l'acqua nel colore. Quieti e disperati sono i corpi delle rocce nel loro affondamento, visibili pur nel seppellimento, circolari come urli da bocche tappate da un silenzio in apnea. La perfezione d'un cerchio ante-Giotto, anzi d'un semicerchio, di un ventaglio smeraldo che ha tracciato la Natura per porgerlo a una aridità di sabbia, ai piedi di Regina Indifferenza.
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