Ho sempre pensato che per alcuni, quando si sentono soli, tristi ed abbattuti, sia più benefico contrarre la mano, che tenderla. Nessuno è in grado di scrivere a mano tesa.
Composta giovedì 14 marzo 2013

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    7
    postato da , il
    Eh, l'atterraggio...  notoriamente la fase più pericolosa del volo...  : ))
       Per ora, librato tra le nubi iperboree dell'astrazione, e pertanto dall'alto della mia inadeguata e fallibile  infallibilità, ti dico: sia i pensieri,che le parole, hanno in sé scarso, scarsissimo valore.
       E' vero infatti che le parole spesso esprimono i pensieri (neanche a questo sempre riescono, a dire il vero); ma esistono territori che neanche i pensieri sono in grado di percorrere. Territori per i quali, quindi,  non servono neanche le parole...
        Non si tratta di territori inaccessibili: a tutti prima o poi capita, nel bene o nel male,  di vivere qualcosa che non si può  esprimere a parole. Sono però territori in cui è difficile incontrare altri esseri umani, poiché è molto difficile esserne cittadini permanenti a tutti gli effetti, o anche solo transitarvi per apprezzabili periodi.
        Orbene, da questi territori esiste una vera e propria impossibilità di comunicare mediante parole e concetti. E se vi si prova, il risultato può essere con ogni probabilità inadeguato, e dar luogo a fraintendimenti: giacché il linguaggio si basa su esperienza comuni, ed è dunque immagine di ciò che è condiviso; ma come si fa ad esprimere a parole esperienze che i più non condividono, e per le quali pertanto neanche esistono parole?
        Il linguaggio della vita e del vissuto, però, cioè il linguaggio del reale, è in grado di trasmettere anche l'inesprimibile. Ma anche qui si pone un problema, perché si tratta di un linguaggio del tutto interiore, operante cioè di solito tra la realtà e l'uomo, ma solo rarissimamente tra esseri umani.
         E' un po' come per la follia: incapace di comunicare, eppure ritenuta sacra dai popoli di un tempo, ancora vicini alla mitica e gloriosa torre di babele (cui peraltro ci avviciniamo di nuovo a grandi falcate, e non per raggiungere la reciproca incomprensione, fase già raggiunta da tempo, ma per travalicare l'incomunicabilità nella necessità di una nuova via alla comprensione reciproca).
         Ritieni quindi per certo che tutto ciò che io scrivo, non esprimendo ciò che vorrei, non è in grado di essere illuminante, e quindi non è degno di elogio.
         Ma c'è di più (e dopo il concetto che segue mi sarà necessario assumere l'antidoto, nella speranza di non fracassarmi al suolo). E il concetto è questo: ritieni per certo che, se davvero percepisci qualcosa di illuminante in ciò che scrivo, non la percepisci per via di parole (te ne sia prova il fatto che i più non la percepiscono), ma per diversa via, cioè per reale e vissuta cittadinanza onoraria dei territori di cui ti dicevo.
        Insomma, un po' come dire: "non la carne e il sangue te lo hanno rivelato..."
         Dopo di che mi sento davvero precipitare (quando capita, penso sempre a quel povero diavolo-ippopotamo di Lucifero)... e speriamo in bene.  : ))
    6
    postato da bluedeep, il
    L' universo di Pensieri e Parole attende tu sciolga la riserva nutrendo speranza circa qualsiasi tuo eventuale , quanto improbabile  atterraggio pachidermico :-)
    5
    postato da , il
    Mio dolcissimo Giulio, ho pensato a lungo se tacere, se ringraziarti, se schermirmi o se... chiarire alcune cose che neanche io, nei miei infiniti limiti, conosco a fondo.
        E... non ho ancora deciso.  : ))))))))))
    4
    postato da bluedeep, il
    Sai , Pino lo sforzo che cerco di compiere in molti , se non in tutti i ,  tuoi scritti  è quello di non eccedere nei complimenti , nei melensi e , probabilmente , inutili elogi e salamelecchi ;  ma oggi , qui , non mi è possibile trovare questa forza e - benchè - non ne scriverò alcuno , sia detto che hai illuminato questa frase con il tuo commento  .
    3
    postato da , il
    E' vero, Giulio, ciò che dici; ma se ipotizzi una ideale bilancia, su un piatto della quale poni la meditazione, sull'altro ciò che la meditazione produce in parole e scritti a beneficio dei terzi, il primo piatto risulterà sempre e di gran lunga il più pesante. Questo è nell'ordine naturale delle cose, alla stessa maniera in cui altro è trovarsi in un luogo o in una situazione, altro descrivere luoghi e situazioni, fosse anche con i mezzi più perfezionati.
        Tuttavia, a compensazione, si verifica un fenomeno inatteso e spesso inavvertito: il meditare, oltre che produrre effetti su ciò che si può dire, produce lentamente effetti su ciò che si può fare e che si fa. In questi casi, il muto linguaggio delle azioni, e direi quasi dell'essere, incredibilmente riesce a comunicare infinitamente di più di tutte le possibili parole.
        In ogni caso, il pensiero, e in particolare l'introspezione, rimane la più grande (e faticosa) avventura che ci sia dato di poter vivere.

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