Forse chi accetta con serenità che le stelle e l' universo se ne infischiano delle nostre preoccupazioni e che anche le cattive stelle, come le buone, fanno parte dell' universo, lo guarda correttamente?
Se guardano male il cielo coloro che non vedono nelle cose motivazioni attinenti alla propria identità ed alle cause e finalità remote di se stessi e dell' intera natura, ebbene, chi può davvero dirsi certo di osservarlo in modo corretto?
Le parole del Dalai Lama "guardano male il cielo" stanno proprio ad indicare coloro che riconducono la propria esistenza esclusivamente al susseguirsi di cause ed effetti di ordine materiale e casuale, senza vedere nelle cose motivazioni più profonde, attinenti alla propria reale identità ed alle cause e finalità remote di se stessi e dell'intera natura.
Vorrei inoltre fare una precisazione circa i termini "reincarnazione" e "metempsicosi". Quest'ultima idea, la metempsicosi, come opinata sia in oriente che in occidente (es: misteri eleusini, Pitagorici), contempla la possibilità per l'uomo di "trasmigrare" anche in corpi animali; la "reincarnazione", invece, come riferita dallo spiritismo Kardeciano dell'800, implica un concetto evolutivo, per cui lo spirito è in continua evoluzione, e al massimo può rimanere su tale via stazionario, ma mai regredire.
Entrambe le idee appaiono peraltro riduttive, implicando il concetto di una "catena", di un "meccanismo", che appare con ogni probabilità connesso ad un certo modo "scientifico", "scientista" o comunque sistematico di concepire l'approccio con ogni genere di problematica attinente sia alla natura che alle cose umane. E' al riguardo mia ferma opinione che la realtà sia molto più grandiosa e variegata, e mal si presti ad ogni tipo di inquadramento in processi o categorie che sono solo il portato dei nostri limiti di comprensione dell'universo.
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