Scritta da: Davide Bianco
in Frasi & Aforismi (Amore)
Quel che proviamo quando siamo innamorati è forse la nostra condizione normale. L'amore mostra all'uomo quale dovrebbe essere.
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Quel che proviamo quando siamo innamorati è forse la nostra condizione normale. L'amore mostra all'uomo quale dovrebbe essere.
Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male.
Il bello è insegnare a volare a un passerotto, perché nella sua libertà è già implicita la tua rinuncia.
Il vero amore non muore mai. Non conosce stagioni: le ore, i giorni, gli anni sono soltanto frammenti di stelle spente, brandelli d itempo.
Il cuore è come un uccello in grado di vedere il cielo mentre vola silenziosamente nell'immensità del deserto. Migra in quella solitudine per andare incontro a chi ha bisogno d'amore.
Tutte quelle romanticherie,
i tramonti,
il mare
sono sempre lì,
sono io che spesso manco!
L'amore, per essere vero, deve costar fatica, deve far male, deve svuotarci del nostro io.
Tutto quello da cui cercavo di scappare mi si ripresentava continuamente, sembrava la legge del contrappasso. Il mio passato era sempre lì, ero circondato dai miei fantasmi.
È ciò che amiamo, o "come" amiamo che rende vera una storia d'amore?
Vorrei imparare a dire addio una volta sola. E così mentre ogni giorno te ne vai ogni giorno torni un po'.
Non si smette di amare mai, il cuore non lo imbavagli. Non te lo paga il riscatto, amore. Piuttosto muore.
Noi conosciamo la Verità non soltanto con la ragione, ma anche con il cuore. In quest'ultimo modo conosciamo i princípi primi; e invano il ragionamento, che non vi ha parte, cerca d'impugnare la certezza. I pirroniani, che non mirano ad altro, vi si adoperano inutilmente. Noi, pur essendo incapaci di darne giustificazione razionale, sappiamo di non sognare; e quell'incapacità serve solo a dimostrare la debolezza della nostra ragione, e non come essi pretendono, l'incertezza di tutte le nostre conoscenze. Infatti, la cognizione dei primi princípi - come l'esistenza dello spazio, del tempo, del movimento, dei numeri -, è altrettanto salda di qualsiasi di quelle procurateci dal ragionamento. E su queste conoscenze del cuore e dell'istinto deve appoggiarsi la ragione, e fondarvi tutta la sua attività discorsiva. (Il cuore sente che lo spazio ha tre dimensioni e che i numeri sono infiniti; e la ragione poi dimostra che non ci sono due numeri quadrati l'uno dei quali sia doppio dell'altro. I princípi si sentono, le proposizioni si dimostrano, e il tutto con certezza, sebbene per differenti vie). Ed è altrettanto inutile e ridicolo che la ragione domandi al cuore prove dei suoi primi princípi, per darvi il proprio consenso, quanto sarebbe ridicolo che il cuore chiedesse alla ragione un sentimento di tutte le proposizioni che essa dimostra, per indursi ad accettarle.