Scritta da: Davide Capelli
in Frasi & Aforismi (Abitudine)
Un paio di bottiglie vuote e un mal di testa infernale mi fanno pensare di aver scritto qualcosa di buono.
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Un paio di bottiglie vuote e un mal di testa infernale mi fanno pensare di aver scritto qualcosa di buono.
Spesso non ce ne rendiamo conto, ma siamo "malati di abitudine". Chi è abitudinario accetta qualsiasi cosa, qualsiasi dolore. Per abitudine si vive accanto a persone odiose, che ci sono indifferenti, si impara a portare le catene, a subire ingiustizie, a soffrire, ci si rassegna al dolore, si è impotenti nel reagire. L'abitudine è il più spietato dei veleni, entra in noi lentamente, silenziosamente, cresce poco a poco nutrendosi della nostra vita, e quando ce ne rendiamo conto è ormai troppo tardi, ogni nostro gesto è condizionato, continuiamo ad "amare", per abitudine, una persona "estranea".
Ognuno si affianca al somigliante. È attrazione.
Ricordare i momenti tristi con gioia del proprio vissuto, serve per dimenticarli dopo un'attimo. Ricordarli invece con tristezza, è mantenerli vivi per molto tempo.
L'onest'uomo ama la luce, il ladro le tenebre.
I lavoratori aspettano l'alba per incamminarsi al lavoro, altri l'oscurità.
Del superfluo si può fare a meno, del necessario no. Ma qual è?
Il non avere nulla da fare è piacevole solo quando si dovrebbe fare qualcosa... Nel mio caso, è semplicemente una gran rottura.
L'abitudine è il vizio del non movimento.
Non si abbandona il vecchio percorso. Un altro non si conosce cosa nasconde.