Scritto da: Pino Conte

La Bella e la Notte

Capitolo: 3 - Occhiate

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...ed essi stessi, i monti dai mille crateri che sputano lava e lapilli, e che nascondono miti e leggende. L’avevo conosciuta lì al JC, mi aveva fiutato ed il mio odore - m’era parso- la convincesse. La rivedevo quella notte, al braccio di una mezza calza bucata, di una mezza cartuccia scoppiata insieme alla bancarotta del Comune; uno dei parrucconi che aveva amministrato la città riducendola al fallimento, uno della fantastica schiera degli intoccabili, che più ne combinano meno pagano, quel che combinano. Il bello di tutta la faccenda non era la montagna di debiti che aveva seppellito la città; era che, della frana d’indebitamento che s’era abbattuta sul Comune, non rispondeva nessuno. Era piovuta così, dal cielo, gocce dalle nuvole, un fenomeno meteorologico. Un fenomeno transitorio, di passaggio, forse destinato a ripetersi. Non ha dello straordinario, una tempesta d’acqua che non disastra alberi e strade, ma conti e bilanci? Ecco perché erano stati fantastici, gli amministratori del papocchione, perché avevano amministrato la Cosa Pubblica travolta poi dal dissesto ma senza esserne responsabili.

Non ha del favoloso? Un capolavoro, la quadratura del cerchio, affossare una città senza che nessuno ti venga a torcere un capello. Sembrava un gioco di prestigio,... [segue »]

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