Scritto da: Andrea Manfrè

Zen e quelle perdute nebbie adolescenziali


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...catene. A quel punto, mentre sceglieva un filo del freno da un mazzo appeso al muro e iniziava ad ingrassarlo con rapidi movimenti delle dita (anche le mani avevano il colore dello straccio) pronunciava la fatidica frase: «Can dal tron de lujo de Merlin, un sior te si! » Frase che letteralmente suonerebbe «Cane dal tuono di luglio di Merlin, sei un signore! » Mentre invece significa, più o meno: «Birbante di un Merlin, sei un ricco! » Affermazione palesemente infondata, sia perché noi figli di Gemmino Berton, il camionista, eravamo dei bravi ragazzi, sia perché tra noi e i soldi non è mai corso buon sangue. Ma la cosa non ci offendeva, anzi, era sintomo di simpatia, un modo per dimostrarci la sua disponibilità a effettuare subito la piccola riparazione: conosceva le nostre necessità. Raffaello Zen morì una notte verso la metà degli anni Settanta. Aveva cinquant'anni. Da poco aveva trovato l'anima gemella, a Bovolone. Dovevano sposarsi. Stava tornando a casa sulla sua bianchina familiare. Ma il mattino dopo la sua bottega rimase chiusa: un pirata della strada, uno che già aveva ucciso altre persone in altri incidenti d'auto e al quale era stata ritirata la patente, lo tamponò violentemente mandandolo a sbattere contro uno dei bellissimi platani che, allora, fiancheggiavano la provinciale, dividendola dal fiume Menago. Dopo qualche anno quel pirata rimase ucciso andando fuori strada da solo. I platani sono quasi scomparsi dal bordo strada, sostituiti da guard-rail. Che storie tristi emergono -a volte- dalle nebbie della bassa e della memoria...

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