Scritto da: Andrea Manfrè

Zen e quelle perdute nebbie adolescenziali


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Uno dei giorni scorsi mi trovavo a sognare ad occhi aperti -o semiaperti, dal momento che il peso degli anni trascina le palpebre sempre più giù- ed ero preso da una insana nostalgia per le dense e secche nebbie della mia infanzia ceretana. A coloro che invecchiano succedono strane cose e queste non sono le peggiori...
Improvvisamente dalle perdute nebbie adolescenziali, anziché le sagome delle ragazzine svolazzanti che riuscivano a rimbambire schiere di bambocci ingenui, con vaghe promesse e sorrisi, è emersa nitida l'immagine di un personaggio incredibile della Cerea di quegli anni. Raffaello Merlin, un uomo di mezza età, esile e di bassa statura, che di mestiere faceva il meccanico di biciclette. Non v'inganni l'omonimia con il sottoscritto. A Cerea, infatti, il cognome Merlin è talmente diffuso che chiunque, interpellato per un'informazione, vi chiederà: «Di quale razza? » Il razzismo non c'entra nulla. Per razza, da quelle parti nebbiose, s'intende la famiglia di appartenenza. Così, se vi capitasse -dico soprattutto alle ragazze- di conoscere un Merlin da Cerea in discoteca e voleste rintracciarlo (per qualche oscuro motivo) al suo paese, prima di lasciarvi preoccupatevi di farvi dire la costuma ja, cioè il soprannome della famiglia. Ci sono, infatti, almeno ... [segue »]

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