Memorie di una notte infinita (friuli, 6 maggio 1976)
La terra si sventrò nel buio
scosse le sue vene di pietra
rovesciò il sonno degli uomini
inghiottì case e campanili
strappò le mani dai campi
spense il canto delle madri.
Eri forte, Friuli,
di legno e sudore,
di grano e silenzio,
eri il pane sulla tavola,
il profumo della vigna,
il passo sicuro del contadino.
Ma venne la notte,
quella senza stelle,
quella che frantuma i nomi,
che lascia l'amore sotto le macerie
e semina lamenti tra le valli.
Ti cercarono, Friuli,
nelle pieghe della polvere,
nelle mani spezzate,
nelle croci piantate in fretta
sul cuore ancora caldo della terra.
Eppure, dalle crepe del dolore
spuntò la tua voce di pietra,
il tuo passo saldo tornò alla strada,
la tua gente si fece argilla e fuoco,
mani ruvide a ricostruire il giorno.
Oggi cammini, Friuli, a testa alta
ma nei tuoi borghi rinati,
tra le vigne e la gratitudine,
ancora il vento racconta
di madri, padri e figli disperati
di chi non vide l'alba
ma lasciò il suo respiro
impastato nella tua terra.
-© Silvana Stremiz-.
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