Scritta da: Andrea Carducci

Piove

Appoggiato qui sulla collina, nel silenzio di quest'alba d'inverno, mi concedo un sospiro.
Là, il sentiero, scompare con indifferenza, dopo gli alberi
e lo lascio fare perché,
il mio desiderio di restare qui si fa grande.

Guardo in giù verso la valle e vedo il fiume che
procede stancamente incontro all'orizzonte.
Vedo le nubi nere, gonfie d'acqua: sembrano voler rubare posto a quelle colline scolorite che ondeggiano, piene del lavoro dei contadini.
Ammiro quel piccolo gruppo di case, laggiù, come un pugno di sassolini nella mano di madre terra... e poi...

e poi... dietro schiaffi leggeri di vento, piove.

Le gocce cercano strada ovunque addosso a me,
e non mi danno neanche il tempo di sorprendermi che: l'orizzonte, il fiume, le colline e le case scompaiono tra teli opachi d'acqua.

Adesso siamo soli: io e la pioggia.

alzo la testa verso il cielo, chiudo gli occhi ed assaporo questo fantastico ed eccentrico pianista con milioni di dita,
che solo il sole potrà stancare.
Andrea Carducci
Composta martedì 13 marzo 2001
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Andrea Carducci

    Solitudine

    Il mio sguardo vaga
    attraverso questo vetro che
    mi nasconde dal mondo.

    La pioggia disperde le luci della strada e
    amplifica la notte che si appanna
    appoggiandosi sul velo caldo del mio alito.

    La conosco questa.
    È una notte come tante altre, piena di pensieri,
    che arriva da sottoterra e ti penetra dentro le scarpe
    arrampicandosi su nella testa con un brivido.

    Maledetta la notte e
    maledetta la solitudine che mi strema.
    Guardo fuori attraverso il vetro ma
    vedo solo il riflesso di me stesso
    inghiottito dall'oscurità.
    Andrea Carducci
    Composta lunedì 11 maggio 2009
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Andrea Carducci

      05/04/2010

      In treno.
      Verso Roma.
      Fuori dal vetro, ancora immagini di niente, zuppe di pioggia.

      Lassù, cielo grigio ma con buona speranza di sereno.
      Più in là, ruderi di case e di vite passate chissà come, che vengono distorte e filtrate dal vetro bagnato.
      Immagino le grida dei bambini che giocavano nei giardini antistanti a queste case.
      Giardini ormai ridotti a cimiteri d'erba.
      Li vedo, quei ragazzi, rincorrersi nel sole, per poi nascondersi tra gli alberi e mi piange l'anima per la vita che come sempre ha perso la sua battaglia contro il tempo.
      Ma il bimbo che è in me, gioca con loro e grida, con il sorriso in faccia, correndo dietro al tempo sperando che questo non si volti per vedere chi è rimasto indietro.
      Andrea Carducci
      Composta lunedì 5 aprile 2010
      Vota la poesia: Commenta