Le migliori poesie di Alda Merini

Poetessa e scrittrice italiana, nato sabato 21 marzo 1931 a Milano (Italia), morto domenica 1 novembre 2009 a Milano (Italia)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi, in Frasi per ogni occasione e in Diario.

Scritta da: Andrea De Candia

Manicomio è parola assai più grande

Manicomio è parola assai più grande
delle oscure voragini del sogno,
eppur veniva qualche volta al tempo
filamento di azzurro o una canzone
lontana di usignolo o si schiudeva
la tua bocca mordendo nell'azzurro
la menzogna feroce della vita.
O una mano impietosa di malato
saliva piano sulla tua finestra
sillabando il tuo nome e finalmente
sciolto il numero immondo ritrovavi
tutta la serietà della tua vita.
Alda Merini
Composta mercoledì 25 marzo 2015
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    Scritta da: Andrea De Candia
    Madre diletta, mia sognata e vera
    verità, mia splendente meraviglia,
    madre diffusa come l'ape e il miele
    madre sostanza, tienimi nascosta
    dentro il tuo manto sì che io non veda
    sotterfugi ed inganni, in te io pura
    ridivento, siccome una bambina.
    Madre t'ho vista un giorno mentre prona
    sul pavimento t'invocavo piano
    eri bella e possente e mi guardavi
    con infinita eterna tenerezza
    a che più dirti, io non ho parole
    ma tu hai l'incanto delle cose buone,
    tu hai le parole che non hanno voce
    e che pure traversano le mura
    d'ogni esultanza, o madre che fanciullo
    tenesti il Cristo, guarda alle mie braccia
    che sono vuote e colmale di fiori
    o di spine o di luce o di tormento
    come ti piaccia e rendimi felice.
    Alda Merini
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      Scritta da: Andrea De Candia

      Resurrezione di Cristo

      Perché ancora alla mente
      traccia sopporto corporale d'ieri,
      premere con la mano ritemprata
      questo sasso mi è dolce
      come a provare il fascino di Dio.
      Rivedrò i lutti, ovali
      miracolosi delle donne spente
      nel mio dritto abbandono.
      E il volto di Maria
      risuonerà nelle sue note piene.
      La terra era pur dolce
      al mio lento sviluppo
      e più cara che all'uomo se la fine
      mi sollevava dalla riprensione.
      Per cadenzare armonico il mio passo
      sopra la sabbia, vale ch'io risorga.
      Alda Merini
      Composta giovedì 7 aprile 2016
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        Scritta da: Andrea De Candia

        Confessione

        Tu mi domandi per sempre,
        ma io non ho vita continua;
        ti nutrirei di attimi soltanto.
        Sono l'apparizione che dilegua,
        e il tempo che intercorre fra due tappe
        è una tregua a favore della morte.
        Io vivo nello spazio di un amplesso:
        tu stesso mi maturi senza accorgerti
        sotto il tepore delle tue carezze...
        Ma ti confesso, e credimi:
        non c'è forma di donna che continui,
        dentro di me, il rovescio dell'amante.
        Alda Merini
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          Scritta da: Andrea De Candia
          E ancora a te io prego con le braccia
          tese al tuo sangue. In me l'antica data
          della dimestichezza della donna
          vive ancora terribile. Se schiava
          mi facessi di un sordo desiderio
          ti amerei rassegnata;
          se penetrassi nell'anima pura
          che ho sortita nascendo
          ti amerei d'un amore disperato.
          Ma se tu contemplassi nel mio viso
          tutta la rotazione di un pensiero
          anche senza comprenderlo, io forse
          impazzirei di tesa meraviglia
          a riguardare l'occhio del mio sposo.
          Alda Merini
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            Scritta da: Jessica Piermatti
            Un giorno io ho perso una parola
            sono venuta qui per dirvelo e non perché voi abbiate risposta
            Non amo i dialoghi o le domande: mi sono accorta che cantavo in una orchestra che non aveva voci
            Ho meditato a lungo sul silenzio, al silenzio non c'è risposta.
            Io le mie poesie le ho buttate
            non avevo fogli su cui scriverle.
            Poi mi si sono avvicinati strani animali come uomini di antenate bestie da manicomio
            qualcuno mi ha aiutato a sentirmi unica, mi ha guardato.
            Pensavo che per loro non c'erano semafori, castelli e strade.
            Questo posto sgangherato come il mio cervello che ha trovato solitudini.
            Poi è venuto un santo che aveva qualcosa da dare
            un santo che non aveva le catene, non era un malfattore,
            l'unica cosa che avevo avuto in questi anni.
            L'avrei seguito
            finché un giorno non sapevo più innamorarmi.
            È venuto un santo che mi ha illuminato come una stella.
            Un santo mi ha risposto: perché non ti ami? È nata la mia indolenza.
            Non vedo più gente che mi picchia e non vedo più i manicomi.
            Sono morta nell'indolenza.
            Alda Merini
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              Scritta da: Andrea De Candia

              La vergine

              Non avete veduto le farfalle
              con che leggera grazia
              sfiorano le corolle in primavera?
              Con pari leggerezza
              limpido aleggia sulle cose tutte
              lo sguardo della vergine sorella.
              Non avete veduto quand'è notte
              le vergognose stelle
              avanzare la luce e ritirarla?...
              Così, timidamente, la parola
              varca la soglia
              del suo labbro al silenzio costumato.
              Non ha forma la veste ch'essa porta,
              la luce che ne filtra
              ne disperde i contorni. Il suo bel volto
              non si sa ove cominci, il suo sorriso
              ha la potenza di un abbraccio immenso.
              Alda Merini
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                Scritta da: Andrea De Candia

                Estasi di S. Luigi Gonzaga

                Coi ginocchi piegati
                sul primo dei tre gradini dell'Altare,
                Dio dell'innocenza
                io Ti chiedo al mio amplesso.
                Non tarderanno a sorprendermi
                braccia d'incensi mistici ondeggianti
                al sommo delle mie chiaroveggenze.
                Né mancheranno i grappoli nevosi
                delle Tue leggiadrissime abbondanze
                al mio secco palato.
                Ti vedo, Estasi ripida dell'oro,
                flusso di gemma alzata all'agonia:
                Il Tuo Unico Senso
                occhieggia misterioso e ineluttabile
                dietro cieca persiana.
                E Ti canto in segreto
                spiccando gigli e spade dalla gola
                ch'esita a rivelarsi
                in tutta la sua ampiezza prodigiosa.
                Ah, Dio dei miei miracoli segreti:
                vengo a nutrire della mia presenza
                il seme di Misura
                che m'appartiene e indugia nel Tuo palmo.
                Quando germoglierà la mia Figura?
                Alda Merini
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