È una donna di quindici anni.
Sono tanti, sono lunghi quegli anni,
scivolano fra noi come i suoi lunghi e fluenti capelli, nella brezza, come il brivido che ci percuote negli attimi in cui respiriamo vita.
È alta, di spalle, lenta in quel campo di cartolina, adornata come una moderna modella scompigliata, impegnata a valicare zolle di speranza, quegli ostacoli così piccoli, le nostre terre, le nostre stanze, i nostri ritrovi.
È maledettamente bella anche scorta da dietro, oltraggiosa donna incoscientemente matura, padrona del nostro impalpabile coraggio, cristallina come i nostri animi affacciati.
Potrebbe essere carne della mia carne, la osservo insistentemente mentre si allontana, non arranca, incurante di tutto, come noi, come quello che c'è, che urla silenziosamente forte.
Sono troppi e tanti questi anni fanciullescamente indossati, che ci guardano ogni volta che siamo noi e non due esseri distinti. Lasciamola andare decisamente dondolante sulla trincea della speranza ma rimembra la sua vecchiaia, tanti quanti gli anni che ci dividono, esasperatamente belli come ciò che ci unisce, per quanto non lo so.
Composto domenica 5 febbraio 2017

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