Scritto da: Fragolosa67
Il peccato e la malattia si incontrano nell'atto umano di solidarietà e/o egoismo dell'uomo.
Il dolore nasce sempre da uno status di sofferenza provocato dal comportamento. La dignità degli esseri viventi si risolve nell'equilibrio corretto del suo corpo e della sua mente. Sollevare la sofferenza è l'atto più nobile che riusciamo a fare perché doniamo ad altri il tempo e la dedizione necessaria con la solidarietà che molto somiglia al pentimento che richiama il perdono di Dio creatore.
La guarigione vuole una rivoluzione dello spirito che non potrebbe compiersi se non avessimo all'interno di noi l'energia divina. Viene da chiedersi allora cosa è veramente la malattia e cosa la cagiona in noi. Principalmente il comportamento e il richiamo dell'uno verso gli altri. Noi abbiamo necessità di sentirci partecipi in comunione e garantirci l'amore di chi ci è accanto. I familiari e gli amici sono un grande serbatoio di energia benefica che richiama la stessa potenza dell'altissimo che, nel momento più alto del nostro benessere si fa partecipe della gioia di vederci in salute. Ogni volta che un sofferente risorge dallo stato di sofferenza replica senza saperlo l'atto più magico del mondo. L'amore di Dio per ciò che ha creato. La medicina infatti, un tempo era arbitrata dai sacerdoti perché conservatori della parola del Creatore universale. La commozione di Dio porta salute e gioia interiore. Avvicinarsi in modo spirituale all'infinito nulla ci fa trovare pieni di lui e consapevoli della sua forza.
La preghiera del Padre Nostro andrebbe rivalutata nella sua specificità musicale togliendo al suono il senso della vocale ivi contenuta. Scopriremmo una verità tra l'incalzare di una parola e la dolcezza di un altro suono. Essa induce al raccoglimento per proiettarci alla fine nella vera preghiera che l'umanità a volte non conosce. Il silenzio e l'allontanamento da tutto per sentire la pace e la propria vita. Nel nulla degli altri si incontra per forza Dio creatore e si beatifica nuovamente il corpo ritemprandolo. Tornare alla vita dopo è come se si torna da un lungo viaggio dove, raccolti e partecipi rivalutiamo con occhi consapevoli noi e il mondo.
È necessario riscrivere la nostra storia dal punto di partenza e non di arrivo per completare il percorso vitale con serenità. La cosa più difficile è arrivati al prossimo traguardo, essere in grado di aprire nuovamente la porta della nostra vita e lasciarci entrare gli altri. Spesso necessitano del nostro perdono, della nostra commozione e della nostra considerazione per i loro limiti egoistici. Il problema è essere capaci di perdonare perché ogni perdono chiede uno stato di grazia universale chiamato pentimento.
Il pentimento è una grazia divina che presuppone una disposizione d'animo superiore quindi diventa cosa rara. Il pentito si salva sempre e guarisce. Vive la grazia più alta riprendendosi in mano la possibilità di ottenere dalla vita l'opportunità di essere felici. Dove alberga la felicità la malattia fugge e il corpo riluce.
I guaritori di un tempo si occupavano dell'anima dei famigliari o di persona vicina per guarire la malattia grave. Toglievano i peccati ai famigliari del coniuge o secondo parentela/ affinità per donare uno stato di grazia al malato. Oggi è compito dei preti. La confessione è dunque l'atto spirituale che ci consegna la possibilità di reagire con forza ai sacrifici e ci aiuta ad essere energia e forza di reazione per il paziente che soffre. Impariamo a sorridere, a fare una carezza non prevista ad un ammalato. Si salverà per un atto infinito di misericordia. L'energia data è perdono che può diventare pentimento nel malato. Poi, l'atto di rivoluzione interiore gli restituisce la forza di reazione ed insieme ad essa la salute. Per salute intendo sempre il benessere e l'essere stazionario a volte anche in casi più rari la completa guarigione fisica.
Il malato vive la sua condizione patologica subendola mentre ottiene aiuto. Chi lo assiste è il vero castigato. Egli è costretto a pensare l'amato in sofferenza e a sacrificarsi per lui. Gli dedica la vita ed è costretto a stargli accanto. L'anima degli uomini non alberga interamente nel corpo di dimora. Solo una parte per la causale di vita. L'anima madre giace come radice senza la tutela del corpo in altro mondo a noi prescritto.
La morte ricongiunge l'alfa e l'omega, il primo e l'ultimo sempre. Perciò causa di malattia può essere l'offesa verso i defunti tramite i propri atti. Questo credo è condiviso dalle civiltà antiche ed io gli do credito. Pregare i propri defunti, offrire loro fumi di pesce, delle intenzioni ci restituisce continuità con il nostro essere ma soprattutto ci preserva da ogni male. I defunti vivono un'altra condizione fisica ma sono partecipi attivi del nostro esistere. Lo scopriamo morendo quando a loro ci ricongiungeremo come energia grazie alle stesse leggi che sono custodite dalla fiamma. Il rispetto e l'onore sono il fondamento della vita dunque e ci permette di partecipare alla salute degli altri. Fa molto un padre nostro recitato da un gruppo di uomini che si fanno energia che sostiene un impegno. Ancora la solidarietà e l'amore che replica l'amore di un Dio che non ci dimentica.
Composto mercoledì 7 febbraio 2018

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    Scritto da: Fragolosa67
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    La carità non è solo dare pane o denari ai poveri.
    Carità è un comportamento solidale che ci avvicina e ci fortifica lo spirito rendendoci migliori.

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