Scritto da: Fragolosa67
Si può nascere pensando che il mondo è una fiaba a colori da conquistare e ritrovarsi a lottare per ottenere l'esistenza.
Io ho dovuto rubare ogni cosa alla vita dal momento che sono venuta al mondo perciò, l'unica cosa che conosco è la lotta per la sopravvivenza.
In Italia non è semplice essere una me.
Mi sono trovata molto piccola a dover fare i conti con una realtà importante. Non avevo morti al cimitero, una identità. Ero la figlia di Dio.
Il mio compito dal primo giorno è stato l'osservazione e la mia prima amica la Luna.
Il mio gioco preferito schiacciare le api che mi venivano addosso e correre veloce.
Poi ho conosciuto la corda e saltavo sempre.
Non conosco divertimento più grande di saltare la corda all'infinito. L'imbrunire era l'unica cosa che mi faceva smettere. Io, da sola, all'entrata del collegio mi rendevo conto che non c'erano gli altri solo perché era buio. Perciò salivo nelle mie stanze per il riposo.
Ho trascorso una bellissima infanzia sempre responsabile di qualcosa. Delle addolescenti da tenere d'occhio e poi dei libri che recensivo per tutti.
Non sapevo cosa avrei fatto da grande. Nessuno mi ha detto che potevo essere un Astrofisico perciò oggi mi piace scrivere.
Gli altri mi stimavano, mi temevano, mi sfidavano perché ero la più forte a braccio di ferro e velocissima nella lotta con i piedi. Per rilassarmi facevo le capriole sullo schienale delle panchine del parco e mi appendevo con le gambe, a testa in giù sui ferri in sospensione.
In verità mi piaceva anche l'altalena. Mi davo troppe spinte e facevo girare le corde a 360 ° così spesso mi ritrovavo seduta per terra. Ho giocato tanto e per tanto tempo. Mi sono trovata addolescente senza neanche rendermi conto del tempo trascorso.
Il tempo è stato il mio più grande inganno. L'ho subito. Le giornate che ho vissuto sono state troppo veloci. La sera infatti già alle otto dormivo e non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Non ho visto i film alla Tv e forse mi sono persa molte cose. Non posso saperlo.
Sono andata a dormire presto fino a 21 anni poi, mi sono dovuta adattare alla mia nuova vita scolastica ed ho scoperto la notte. Le luci, la movida. Il piacere di divertirsi fino al mattino ballando fino alla chiusura.
Ho guidato senza patente ma ho rotto una colonnina del benzinaio perciò mi sono data all'ippica.

Mio padre

Mio padre da piccola era un ricordo consolatore. Lo ricordavo scherzare con me mentre mi faceva volare in alto e mi riprendeva o per tenermi buona mentre parlava. Mi metteva sdraiata sulle sue gambe piegate a "piano stabile e per farmi stare buona mentre discorreva con l'amico mi massaggiava la schiena. Un uovo più grande di me a Pasqua e poi mamma che mi imponeva di darlo per morto.
Di mio padre si parlava bene e male. La" malvagia "era mia madre, gli altri lo stimavano. Nonna mi dava dei finti sculaccioni sul sedere se mi sentiva dire che papà era morto. A questo punto ho lasciato perdere la storia della sua morienza poi, a quindici anni volevo rivederlo.
Non era possibile in nessun modo rintracciarlo perciò ho preso la situazione in mano, sotto il mio controllo e ho deciso che l'avrei conosciuto.
Ero dai nonni ed ho dichiarato che avrei ripreso ad alimentarmi il giorno che mi avrebbero condotto da lui.
Sembrava uno scherzo ma dopo pochi giorni la cosa non ha fatto ridere nessuno. Stavo vicino al piatto e non toccavo cibo. La fame si faceva sentire prepotente ma non mi arrendevo. Tra i brontoli e la sofferenza notturna mi addormentavo senza ingerire niente.
Gli zii, i prozii, parenti che saltavano fuori all'improvviso, continuavano ad invitarmi a casa loro e mi facevano sedere in tavole imbandite. Solo che i giorni passavano e io non cedevo notando i volti preoccupati. Non era semplice la lotta ma io ero determinata. Piuttosto sarei morta ma quell'anno avrei incontrato mio padre.
Dopo dieci giorni di fame, papà è apparso cercato da tutti. Quando l'ho visto sono stata fiera del mio risultato ed ho sospeso la guerra.

Da questa esperienza, ripensandoci mi sono resa conto che la fame è una finestra nel mondo come la conoscenza. Ti rende lucido e ti mostra vie differenti. Ho mantenuto il ricordo della mia fame, il senso di vuoto e il ricordo dei brontolii che si odono. Ho riconosciuto grazie a questa esperienza ogni mia fame per ogni volta che dalla vita ho preteso qualcosa.

Trovare mio padre mi è servito perché mi sono compresa ed ho trovato in lui quella parte di me che gli appartiene.
Non mi sono mai sentita slegata dalla sua anima eppure gli ho vissuto distante.
C'è un filo sottile che ci lega l'ho compreso dopo, quando ho dovuto salutarlo e rinunciare alla sua presenza fino all'estate successiva. Non volevo dipendere da lui. Solo amarlo con distacco. Stargli lontano voleva dire mantenere una indipendenza che mi ero conquistata perché mia madre non poteva seguirmi ed io potevo costruire la mia personalità come meglio consideravo.
Sono tornata a Milano attratta dalla personalità di mio padre. Non ho mai visto un uomo più affascinante! Pensavo infatti che avrei incontrato un giorno uno con la sua stessa" bellezza" invece ho sposato un uomo differente.
Papà somigliava molto a Miguel Bosè ed era molto apprezzato dalle donne della città. Non è nato per essere un marito fedele ed io sono l'unica donna che lo ha compreso.
Ho provato da subito un grande affetto filiale per lui. Come se nulla si è mai interrotto tra noi. Anche lui mi dimostrava lo stesso bene e per me suonava ogni sera.
Io e mio fratello danzavamo nel grande salone della sua villa al mare. Mi sentivo felice e mentre volteggiavo al suono della fisarmonica o della pianola, uscivo nel patio della casa e vedevo la laguna. Il mare era bellissimo. Ogni cosa perfetta. Ero felice.
Un giorno papà mi ha mostrato una cosa. In un cassetto segreto dove era appoggiata una pianola grande vicino all'equalizzatore, teneva tanti spartiti. Erano le canzoni che aveva scritto per l'unica donna che ha amato veramente: Mia madre. Le ha suonate a me.
A casa pure lei mi aveva confessato lo stesso sentimento mai sopito perciò ho compreso da subito che molti adulti peccano di idiozia.
Hanno fatto di tutto per stare lontano e poi si rimpiangevano.
Io da questa storia ho capito che da grande sarei stata più spontanea. Avrei detto la verità all'amore mio. Non gli avrei scritto canzoni romantiche ma l'avrei vissuto con coraggio.
Gli adulti sono persone contorte mi sono detta. Poi mio padre mi ha spiegato. Ha preso tante mazzate e si è dovuto sposare la fidanzata ufficiale. Mia madre ha dato i numeri e le corna sono piovute. Non esisteva il divorzio. Dovevano fuggire all'estero per vivere insieme.
La legge italiana mandava in carcere i padri che decidevano un'altra donna, altri figli.
Io mi sono sentita colpita duramente dalla giurisprudenza che decideva per me l'allontanamento forzato da ciò che era sincero.
Io figlia ripudiata per una famiglia tradizionale avevo un posto in una famiglia di orfani che forse erano solo condannati dal falso perbenismo e dall'ipocrisia del tempo. Il peccato che vive e si condanna.
Lo capisco solo adesso che mi ritrovo ad affrontare ancora una volta il processo alla mia vita in modo sbagliato essendo in verità persona integra moralmente che molto ha costruito con fatica guardando avanti creando piccole squadre come grande è sempre stata la mia considerazione di lavoro, casa, società, altruismo.
I ladri della mia esistenza si forgiano sempre di una ragione che non conosco ma molto racconta di tribunali che non sono in grado di giudicare e gestire la verità di un'esistenza. Un limite della nostra società che crea falsi delinquenti e delinquenti restituiti al mondo perbene con l'approvazione di un tribunale. La storia è infinita perché non è il diritto scritto il problema ma l'uomo giudice incapace. In questo periodo storico non mi sento vittima dunque ma eroe in un sistema non trasparente e difficile da interpretare.
Oggi guardo al colpevole dichiarato pensandolo un mio pari. Figlio di Dio. Orfano della Giustizia potenziale. Non sempre in questo sistema colui che paga come ladro o altro lo è. La calunnia è padrona della giustizia umana. C
Come i pazzi non sono sempre veri malati ma aggrediti dai ladri della vita. A fare la differenza forse da secoli è il grado di aggressività che dimostriamo forgiandoci della stessa falsità con cui io sono nata figlia solo di Dio e di mia madre. Oggi mi è chiaro.

Credo che è il vero regalo che ho ricevuto dalla vita è stato mio marito.
Non era affascinante come papà però era il massimo che una donna può aspettarsi da un uomo. Io sono stata amata con sincerità e coraggio.

La verità non è scritta e solitamente non si racconta. Si vive in due. Ci condiziona l'esistenza. Ci fa perdere emozioni, futuro e quella cosa sincera che ho ritrovato nel rapporto tra mio padre e mia madre e dopo nella mia casa costruita non per mio merito ma perché lo ha voluto un angelo con forza pensando che anche io Figlia tanto cara a Dio avevo diritto alla reale conquista. Dio ci ha ripensato? Forse.
Vuole verità per tutti e ci prova o ci conferma. Diciassette anni d'amore valgono falsi giudizi di tribunali della terra e mi restituiscono la speranza che anche per chi come non è nato dalla comunione tradizionale può sperare in un futuro di resurrezione e di grande trasparenza morale. Riprendo questo tema in Dono Segreto la Libertà, mia opera dove tratto temi come le unioni civili e il diritto di famiglia.
Mi spiace dovere ammettere che spesso viviamo in contesti dove si può dire semplicemente ho trascorso la vita lottando contro i mulini a vento. Era tutto prescritto, pre-ordinato. I giudici sono i veri colpevoli dei drammi o le vicissitudini che incontriamo vivendo?
Una bella domanda che se risposta semplifica la vita. Restituisce il principio di giustizia, di Democrazia, di progresso civile.
Composto giovedì 16 novembre 2017

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