Commenti a "Siamo ancora in un Paese libero?" di Giorgio De Luca

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E no caro mio dietro c'erano idee ben precise e movimenti che avevano camminato fino a quel momento ... Io non c'ero perchè avevo 4 anni, ma per quel poco che ne ho sentito parlare e osservato con i miei piccoli occhi le idee c'erano ed erano politiche, sociali e piene di vitalità e di interesse per la libertà e per l'uomo.

Oggi di ciò non abbiamo trasmesso nulla. Rimane poco non si muove nulla. Dire che quel momento storico è nato da 0 è una caz*za*ta. E' stato un percorso storico interrotto dalle min*chia*te che abbiamo sparso dopo ...

Non mi aspettavo che i padri ed i figli del '68 riuscissero a generare un mondo tanto effimero che si muove in funzione dell'apparenza e dei soldi ...
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Se aspettano che siano i mass media o gli adulti a dir loro di muoversi, hanno voglia di stare freschi...
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Assolutamente falso. Nel 68 i giovani si sono mossi da soli. Il motivo per cui oggi non si muovono è un altro: allora non c'era, o era appena agli inizi, il potere di persuasione e massificazione della TV. Eravamo liberi, pensavamo con la nostra testa. Oggi invece si pensa con la testa dei "grandi persuasori".
Ma ormai siamo alla frutta, perché prima o poi si muoveranno. E non solo i giovani (che non so come possano sopportare la tesi del grande economista, secondo cui il lavoro a tempo indeterminato è monotono)!
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Le idee devono essere trasmesse. Se nessuno le trasmette devono essere ricostruite. Chi gestisce i media e chi insegna non sono certo i giovani... Oggi i giovani si trovano davanti ciò che noi abbiamo creato e ciò che hanno imparato dai nostri media, dalle nostre scuole e dai nostri insegnamenti. Se non sono come vogliamo è colpa nostra.

A loro non resta che ricostruire da 0 ... PUNTO!
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I giovani si muoverebbero se i più adulti gli avessero insegnato. Io sono tra gli adulti ormai e mi rammarico di aver poco fatto perchè chi è più giovane di me capisca cosa significa essere cittadini e combattere per le proprie idee. Il guaio lo abbiamo creato noi più adulti caro Giorgio!

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