In superficie


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...fermare, il treno è lì e mi aspetta. Il treno è partito. Il treno non mi ha aspettata.
Apro gli occhi. Era un sogno. Sono sul divano e sono sveglia, che incubo. Me ne sto un attimo sdraiata a ripensare al treno che perdevo. Chissà che significato poteva avere, mi aveva agitata molto però. Mi alzo per bere un po' d'acqua. Non so che ore siano. Decido di uscire. In strada ci sono delle macchine parcheggiate, noto di sfuggita qualche persona in lontananza. Mi metto a camminare. Non c'è molto movimento, non c'è traffico. Non so bene dove andare, ma non mi fermo, continuo per la strada deserta. È già buio. Non ho con me l'orologio, non ho con me il cellulare, non ho portato nulla. I lampioni emanano una luce giallastra e opaca, danno poca illuminazione. Sembra lo scenario descritto in un qualche romanzo. Strade poco illuminate, vicoli bui, silenzio assoluto. Solo io e i miei pensieri. Svolto in una strada che non conosco. Qui ci sono persone, ci sono amici. Nel vederli mi rassicuro e sorrido, ma loro non fanno altrettanto, hanno volti seri, volti tristi, occhi spaventati. Mi avvicino a salutare e chiedo che succede. C'è un'atmosfera ... [segue »]

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