Scritto da: Mattia Gelosa

Il mito del girasole


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...del suo amato, la stessa delicatezza nello sfiorare il suo viso, come appartenessero un corpo di consistenza eterea, la stessa capacità di ammansirla e di mandare in estasi i suoi sensi. Le carezze del sole le fecero comprendere le parole della dea e l'assenza dell'uomo, ricollegando la lira e la sua splendida voce con quanto sapeva di una nota figura: apollo. Possibile che fosse proprio il Dio del sole e della musica colui che l'aveva catturata in così poco tempo? Eppure una così grande bellezza non poteva essere umana e lo sapeva bene. Si alzò dal letto per andare al laghetto, camminando rapidamente e in preda a forte senso di angoscia lungo la stradina sabbiosa, finché, a causa dell'assenza di energie per il digiuno prolungato, le sue gambe non ressero più e lei non crollò a terra inerte. Quando riaprì gli occhi vide lo sconosciuto davanti a sé. "Apollo..." bisbigliò. "Sono io, mia amata. Mangia di questo pane, lo stesso con cui ho riempito la tua bisaccia, o morirai di fame, e bevi di questo vino addolcito con miele e petali di rosa, altrimenti la tua gola cesserà di parlare con una voce tanto armoniosa." La fanciulla non ... [segue »]
Composto lunedì 15 ottobre 2012

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