Scritto da: Concetta Antonelli

"Cameriere?"


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...Ho annuito e, lei non lo sa, ma è stato come averla tra le mie braccia e farci l'amore mille volte, e vederla negli spasmi e nelle lacrime e nell'abbandono del dopo.
Perché mentre diceva quel sì, io ho capito.
Ho capito tutto quello che aveva dentro e questo è l'unico vero modo di possedere una donna, leggerle l'anima.

L'ingegnere è andato via, ha lasciato il solito porcile sulla tovaglia, devo cambiare tutto, anche il copritavolo, anche il cuscino sulla sedia.
Sembra incarnare il suo personale rancore contro il mondo: tu sei ingiusto con me? E io ti sporco, ti insozzo, ti rendo immondo.
Macchie, briciole, pezzetti di cibo... il bordo dei piatti non si può toccare, l'olio è traboccato, bucce di frutta sono sparse misteriosamente sulla tovaglia...

Orario di chiusura, vado a mettermi le scarpe marrone e a levarmi questa livrea, questa divisa che mi fa appartenere a una categoria, a un mondo ben preciso e inquadrato.
E lì c'è conservato il tovagliolo di Maria, questo è il suo bellissimo nome, e io lo annuserò e se avrò voglia di piangere sulla mia vita lo farò, anche con le lacrime, in nome di quella maledetta libertà che non ho più, che è finita con la mia vita nel giorno in cui si è spenta tra un menù e un calice per vino rosso...

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