La seggiovia

Sabato mattina, nove in punto
seduto su una seggiovia, risalente
alte quote dell'innevata, montagna divertente
mi preparo alla discesa, di piste bianche
pronte a regalarmi, il bel momento
di sano e assicurato, divertimento.

Neve timida, ieri appena nata
che nella notte dal gelo, era assopita
ed ora al mattino, risvegliata
in piena freschezza, e candido splendore
come di luce, riflessa e brillante
grazie alla stella, del più arrogante sol levante
che gira il mondo nella potenza, del suo motore.

Stagliata prepotente
il suo disco gelido
e dal giallo, pallido e potente
su un azzurro, come sfondo
di velato cielo, lievemente
puro e incontaminato
e più, dell'oceano profondo
e infine accorgersi, semplicemente
da qui soltanto
di quanto, e così tanto
è meravigliaso, questo mondo.

Un paesaggio, commovente
che sprigiona forza, rigenerante
da far rinascere, anche il mio cuor morente
un energia intorno a me
che nell'aria, si avverte e sente
ma una felicità che è tutta solo, fuori di me
se il mio pensiero è ancor, centrato tutto su di te.

C'è un timido telefono, sul mio petto
in quella tasca, chiuso e tenuto stretto
e addormentato, ormai da troppo tempo
quante volte, da me afferrato
ma poi delusamente, riposto sempre
nel viaggio di quella, seggiovia risalente
e senza un messaggio o nessuno, che mi ha cercato.

E seduto, sulla seggiovia
continua quella, triste mia
spettacolare risalita
assorto, e sconsolato
triste, ma poi accecato
per come brilla, il candore
di quel mattino, col suo bagliore.

Ma l'esterna felicità, proprio non mi desta
e questa solitudine, è davvero una tormenta
di altra neve, che non è questa
ma quella che fuori osservo
e la cui bellezza, quasi mi spaventa.

E al guardar del mio orologio
da un nodo in gola
un singhiozzo, mi sfugge via
per non essere da Lei notato
la compagna di seggiovia.

E quei numeri delle nove e 10, presto non vedo più
sotto una lacrima caduta, sopra il suo quadrante
alla vista di un paesaggio, mai tanto emozionante
e per un cielo, mai visto così blu.

E trova sfogo, quel mio pianto
da un brivido di serenità
che mi scorre dentro
e che solo ora, sento davvero mia
quando giunto in cima, lascio la seggiovia.

Ora non è più solo, non più abbandonato
il mio cuore, davvero è rinato
nel mio respiro della neve
nel mio sguardo, incantato.

E la mia solitudine
la riconosco, in quell'uccello
fermo al centro, della pista mia
e ora che mi accingo alla discesa
sceso, dalla seggiovia
lo vedo meglio minaccioso e nero, proprio quello
ma con un batter d'ali, Lui e Lei
presto insieme, volano via.
Composta venerdì 6 gennaio 2012

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