Scritta da: Silvana Stremiz

Lazzaro e il ricco Epulone III

È una fine giornata
come tutti ne abbiamo conosciute:
le cose sono al loro posto, il mondo
potrebbe rovesciarsi, il quadro,
il soggetto,
niente cambierebbe aspetto – a meno che,
come qui,
il figlio di Jacopo, il pittore,
non scivoli tra la scena e il pennello
e non se ne resti là, con gli occhi grandi
aperti
sull'angolo più scuro, questa sorda follia
che non può accettare né rifiutare:
l'indifferenza dei vivi
per i vivi – e se interroga il vuoto,
è come se cercasse di che riempire
la notte e gli occhi di Lazzaro
al tempo stesso.

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