Filastrocche


Scritta da: Gianluca Cristadoro
in Poesie (Filastrocche)

La fame e l'osso

C'era per pranzo
non più di un avanzo.

Un osso bucato
dintorno scarnito.

Chi l'ha rosicchiato?
Il randagio smarrito,
Il gatto mammone
O ben tre persone?

Non so io chi è stato
né chi l'ha lasciato.

So solo che ho fame.
e pane e salame
non ho qui con me
e l'osso bucato
mi tengo perché
me l'ha regalato
l'avverso destino
e fino al mattino
mi farò bastar
quell'osso bucato
che ancor so bucar!
Composta sabato 12 ottobre 2013
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    Scritta da: Gianluca Cristadoro
    in Poesie (Filastrocche)

    L'insalata

    Ho preparato un'insalata di parole,
    non eran più tristi, non eran più sole.

    Ho aggiunto una spolverata di pensieri,
    un poco ironici, non troppo seri.

    Di sale non ne ho messo molto,
    ben pochi il sapore avrebbero colto.

    Un filo di speranza e carità umana
    più che una piatto... un toccasana.
    Composta martedì 1 ottobre 2013
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      Scritta da: Gianluca Cristadoro
      in Poesie (Filastrocche)

      Il Tango dell’Orango Frango

      Ho sognato un Orango,
      di nome Frango
      al quale piaceva ballare il Tango.

      Ma non di certo quello Argentino,
      non era poi un gran ballerino
      e non lo ballava con la sua amata,
      ancora quella non s'era lavata,...
      ché rotolata s'era nel fango,
      e non si sentiva di ballar un tango.

      Lo ballava abbracciato a una scopa
      sognando tournée per tutta l'Europa.
      Sognava applausi, lustrini e pajette
      e al casinò giocare a roulette,

      Pensava a una vita con tanto successo
      Piena di lussi e vestiti col gesso.

      Ma il rude guardiano lo risvegliò
      e tutt'a un tratto la scopa sfilò
      dalle sue mani e al posto di quella
      un frutto acerbo e una caramella
      diede in cambio al povero Orango,
      senza più scopa e senza più Tango.

      Ho sognato un Orango
      di nome Frango
      al quale piaceva ballare il Tango,
      ma nella sua gabbia rimase nel fango
      con la sua amata a mangiarsi il suo mango.
      Composta venerdì 20 settembre 2013
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        Scritta da: Gianluca Cristadoro
        in Poesie (Filastrocche)

        Filastrocca del primo giorno di scuola

        Ecco qua noi siam tornati
        e a te scuola siam mancati?

        E voi aule silenziose?
        Più non siete abituate
        alle scene ancor festose
        e dal chiasso frastornate?

        Le matite sparpagliate,
        temperini giù per terra,
        con le gomme già smarrite.
        e i quaderni chi li afferra?

        La lezione può iniziare
        la maestra fa l'appello
        sento il cuore palpitare.
        Ma chi spunta sul più bello?

        Generoso è il "più" che aggiunge
        alle mele un po' di scienza
        ed il "meno" lo raggiunge
        le sottrae e le da a chi è senza.

        Già "più" e "meno" conosciamo,
        sono note operazioni,
        conoscenza oggi facciamo
        di due nuovi compagnoni.

        Uno è il "per" miracoloso
        che non è pericoloso.

        Se ciliegie lui ne ha tre
        ai sei bimbi che stan sotto
        io lo so ma dillo te!
        Di ciliegie da diciotto!

        Il "diviso" è il suo compare,
        ingiustizie non sa fare!
        Dieci penne se ha con sé,
        ne da cinque a lui è a me!

        Questa qui è soltanto una
        delle cose che quest'anno
        noi vedremo e che fortuna
        se alla fine impareranno
        tutti a scriver e conteggiare...

        e noi stiamo qui a tifare!
        Composta mercoledì 11 settembre 2013
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          Scritta da: Gianluca Cristadoro
          in Poesie (Filastrocche)

          Sintassi e Semantica

          Per via di quello scritto della sera
          dormir si rivelò come chimera
          per Lei, protagonista della storia,
          che presto dimostrò un po' troppa boria

          con la sua ancella che il mattin seguente
          stendevasi per terra ormai impotente.

          Semantica, la prima, è la padrona
          Sintassi, la seconda, è la Sua serva
          che giorno e notte ormai vieppiù si snerva
          per ricondurre frasi ad una buona

          che in giro per la stanza sparpagliate
          Lei si ritrova spesso e un po' a brandelli
          lasciate da Semantica imbrigliate
          con molti ghirigori e troppi orpelli.

          Levatesi dal letto a notte fonda
          Semantica trovò l'umile ancella
          distesa a fianco al letto e la sua sponda
          destatasi da un urlo che sfracella:

          "Dalla mia vista togliti mia ancella,
          che la tua scarna e inutile carcassa
          l'incedere mi vieta e più non passa
          la nobil mia figura e si ribella

          a ostacolo che erigi al mio fulgore,
          all'estro folgorante e all'inventiva
          che la miseria umana e un po' corriva
          riscatta ridonandole l'ardore!

          Per sempre dunque muovi le tue membra!
          Chè della tua presenza non mi sembra
          rimasta esservi più né un'esigenza.
          Di te da adesso in poi potrò far senza!"

          Sintassi replicò con modo e ossequio:
          "Se Voi volete presto ì mi dileguo.
          Perdono chiedo o saggia mia padrona,
          solo a servirvi in fondo io son buona!

          Ad evitar franar più rovinoso
          ai vostri commendevoli pensieri
          che oggi sparsi tanto quanto ieri,
          avrebbero un destino assai penoso!

          Lo scheletro io son di Vostra grazia,
          la guida che ripara da disgrazia,
          la gabbia da cui uscire con licenza.

          Di me però giammai può fare senza
          Vostra figura nobile ma informe
          se vuol che di sua traccia lasci l'orme!"

          Semantica non colse quel discorso.
          Capì però che meglio avrebbe fatto
          a bersi un bel caffè o di vino un sorso
          e stringer con Sintassi un sacro patto!
          Composta martedì 27 agosto 2013
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            Scritta da: Gianluca Cristadoro
            in Poesie (Filastrocche)

            Biancaneve e i sette nari

            Scrivon versi settenari,
            settenani con le mani,
            di diamanti e di miniere
            scrivon con le mani nere
            di fuliggin ricoperti
            scrivon senza esser scoperti
            da fanciulla che li aspetta
            nella gnomica casetta
            e che prima di mangiare
            li farà tutti lavare,
            non sapendo che così
            dalla storia toglie chi
            con poesie e poi filastrocche
            parla pure di albicocche,
            di animali e streghe orrende,
            fate, maghi e di merende.

            Non più scrivon sette nani,
            settenari con le mani.

            Tanto più che di quei versi
            poi scoprirono d'un botto
            a rifletterci un po' persi
            che le sillabe son otto!
            Composta lunedì 9 settembre 2013
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              Scritta da: Gianluca Cristadoro
              in Poesie (Filastrocche)

              Filastrocca della sera

              Filastrocca della sera,
              leggo al bimbo mio che spera
              di sognar di maghi e fate
              e di favole incantate,
              dove rose e prati in fiore
              accarezzan con amore
              i tuoi sogni di fanciullo
              dove i giochi son trastullo.

              Contro schiere di furfanti
              fan la guerra cento fanti
              tutti armati fino ai denti
              ma non conti fino a venti.

              Soldatini metti in fila,
              di giocattoli una pila
              poi di libri ne apri otto
              si riempie in un sol botto
              la tua stanza di giochini
              che di spazio pei piedini
              non c'è più e la mamma grida,
              sembra quasi una corrida.

              Ecco un toro, si fa sotto.
              Tu lo schivi e son diciotto!
              Poi ti fermi e ti rilassi.
              Scendi a fare quattro passi.

              Dove sta la tua energia?
              Io non trovo più la mia
              per rincorrerti in cortile.
              Ma son uomo e non un vile.

              Or ti afferro e poi ti piglio
              ti terrò adorato figlio
              fra le braccia mie di padre
              e di quelle di tua madre.

              Ora è tardi si va a letto
              non v'è più per tuo diletto
              tempo per giocare a dadi,
              con le carte o negli armadi.

              Filastrocca della sera
              legge il babbo tuo che spera
              che nel sonno più profondo
              cada tu ma non il mondo.
              Composta venerdì 6 settembre 2013
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                Scritta da: Gianluca Cristadoro
                in Poesie (Filastrocche)
                Zanzara

                Oh Insetto mio diletto!

                T'ho udito accanto al letto
                ronzar a più non posso
                e poi posarti addosso
                alle mie carni nude
                e, col tuo fare rude,
                la tua puntuta protesi
                ficcar non per ipotesi.

                Per poi un prurito atipico
                bruciar la pelle caustico,
                destando il corpo in fiamma
                che si trasforma in dramma,
                e in mille e cento ponfi
                le mani e i piedi gonfi.

                Che sonno stamattina
                co"sta carneficina
                c'hai fatto nel mio letto!
                Oh insetto maledetto!
                Composta venerdì 30 agosto 2013
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                  Scritta da: minnie
                  in Poesie (Filastrocche)
                  La fortuna e il vecchio
                  chiese un giorno un vecchio alla fortuna:
                  almen fammi saper, sei bionda o bruna?
                  tutta la vita invano t'invocai,
                  ma tu solo mi lasciasti in mezzo ai miei guai...

                  ed Ella apparsa a lui nel suo splendor rispose:
                  chiamar Fortuna e lamentarsi assai,
                  altro non porta che l'aumentar dei guai...

                  Fortuna vuole cuor contento
                  occhi pronti e mano lesta
                  al dì ch'Ella a te s'appresta,
                  Ella non dà se non a chi l'afferra...

                  e, detto questo, se ne tornò nella sua terra...
                  Composta mercoledì 21 agosto 2013
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