Le migliori poesie di Pier Paolo Pasolini

Poeta, scrittore, regista e attore, nato domenica 5 marzo 1922 a Bologna (Italia), morto domenica 2 novembre 1975 a Roma (Italia)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi e in Film come regista.

Scritta da: Silvana Stremiz

Supplica a mia madre

È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.
Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile….
Pier Paolo Pasolini
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Alla mia nazione

    Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
    ma nazione vivente, ma nazione europea:
    e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
    governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
    avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
    funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
    una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
    Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
    pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
    tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
    Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
    proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
    E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
    che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
    Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.
    Pier Paolo Pasolini
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Ballata delle madri

      Mi domando che madri avete avuto.
      Se ora vi vedessero al lavoro
      in un mondo a loro sconosciuto,
      presi in un giro mai compiuto
      d'esperienze così diverse dalle loro,
      che sguardo avrebbero negli occhi?
      Se fossero lì, mentre voi scrivete
      il vostro pezzo, conformisti e barocchi,
      o lo passate a redattori rotti
      a ogni compromesso, capirebbero chi siete?

      Madri vili, con nel viso il timore
      antico, quello che come un male
      deforma i lineamenti in un biancore
      che li annebbia, li allontana dal cuore,
      li chiude nel vecchio rifiuto morale.
      Madri vili, poverine, preoccupate
      che i figli conoscano la viltà
      per chiedere un posto, per essere pratici,
      per non offendere anime privilegiate,
      per difendersi da ogni pietà.

      Madri mediocri, che hanno imparato
      con umiltà di bambine, di noi,
      un unico, nudo significato,
      con anime in cui il mondo è dannato
      a non dare né dolore né gioia.
      Madri mediocri, che non hanno avuto
      per voi mai una parola d'amore,
      se non d'un amore sordidamente muto
      di bestia, e in esso v'hanno cresciuto,
      impotenti ai reali richiami del cuore.

      Madri servili, abituate da secoli
      a chinare senza amore la testa,
      a trasmettere al loro feto
      l'antico, vergognoso segreto
      d'accontentarsi dei resti della festa.
      Madri servili, che vi hanno insegnato
      come il servo può essere felice
      odiando chi è, come lui, legato,
      come può essere, tradendo, beato,
      e sicuro, facendo ciò che non dice.

      Madri feroci, intente a difendere
      quel poco che, borghesi, possiedono,
      la normalità e lo stipendio,
      quasi con rabbia di chi si vendichi
      o sia stretto da un assurdo assedio.
      Madri feroci, che vi hanno detto:
      Sopravvivete! Pensate a voi!
      Non provate mai pietà o rispetto
      per nessuno, covate nel petto
      la vostra integrità di avvoltoi!

      Ecco, vili, mediocri, servi,
      feroci, le vostre povere madri!
      Che non hanno vergogna a sapervi
      – nel vostro odio – addirittura superbi,
      se non è questa che una valle di lacrime.
      È così che vi appartiene questo mondo:
      fatti fratelli nelle opposte passioni,
      o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo
      a essere diversi: a rispondere
      del selvaggio dolore di esser uomini.
      Pier Paolo Pasolini
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Senza di te tornavo, come ebbro...

        Senza di te tornavo, come ebbro,
        non più capace d'esser solo, a sera
        quando le stanche nuvole dileguano
        nel buio incerto.
        Mille volte son stato così solo
        dacché son vivo, e mille uguali sere
        m'hanno oscurato agli occhi l'erba, i monti
        le campagne, le nuvole.
        Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
        della fatale sera. Ed ora, ebbro,
        torno senza di te, e al mio fianco
        c'è solo l'ombra.

        E mi sarai lontano mille volte,
        e poi, per sempre. Io non so frenare
        quest'angoscia che monta dentro al seno;
        essere solo.
        Pier Paolo Pasolini
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          Scritta da: Nina Neri
          Pubblicata prima del 01/06/2004

          Lo scandalo del contraddirmi...

          Lo scandalo del contraddirmi, dell'essere
          con te e contro te; con te nel cuore,
          in luce, contro te nelle buie viscere;

          del mio paterno stato traditore
          - nel pensiero, in un'ombra di azione -
          mi so ad esso attaccato nel calore

          degli istinti, dell'estetica passione;
          attratto da una vita proletaria
          a te anteriore, è per me religione

          la sua allegria, non la millenaria
          sua lotta: la sua natura, non la sua
          coscienza; è la forza originaria

          dell'uomo, che nell'atto s'è perduta,
          a darle l'ebbrezza della nostalgia,
          una luce poetica: ed altro più

          io non so dirne, che non sia
          giusto ma non sincero, astratto
          amore, non accorante simpatia...

          Come i poveri povero, mi attacco
          come loro a umilianti speranze,
          come loro per vivere mi batto

          ogni giorno. Ma nella desolante
          mia condizione di diseredato,
          io possiedo: ed è il più esaltante

          dei possessi borghesi, lo stato
          più assoluto. Ma come io possiedo la storia,
          essa mi possiede; ne sono illuminato:

          ma a che serve la luce?
          Pier Paolo Pasolini
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            Da poesia in forma di rosa - il libro delle croci

            Da quel gabbione uscii...
            Nessuno mi guardava.
            Per quale distrazione?
            Per quale pensiero immerso
            senza pietà nel cuore?
            Per quale esclusiva
            incomunicabile passione?
            Come una vecchia carta,
            un pezzo di giornale trascinato
            sul lastrico dal vento,
            vagavo, ignorato, contro i cantoni
            di marmo e ottone,
            gli alberelli severi del Nord,
            i vetri di una Banca...
            Il futuro dell'uomo!
            Nessuno sapeva più nulla della pietà,
            della speranza: sapevano
            in questa accanita città,
            solamente il futuro, come già seppero la vita.
            Ognuno l'aveva in cuore,
            passione quotidiana, scontata
            novità, luce della nuova storia.
            E io senza più capire
            cos'aveva potere d'importargli,
            di avere per loro significato
            di farli ridere, di farli piangere,
            ero un vecchio pezzo di giornale,
            trascinato dal nuovo vento
            tra i loro piedi di Angeli.
            Pier Paolo Pasolini
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              Scritta da: ariavita

              Esistenza

              Ritrovarmi in questo ovale
              con un legame vitale
              in solitudine a volteggiare
              con l 'infinito aspettare
              di qualcosa.
              Sognare
              di poter camminare
              in un nuoto perpetuo
              di pensieri
              intravedendo una luce bianca.
              La fine di tutto.
              Uno schiocco
              Un pianto.
              La nascita della vita in bracccio a giganti biancheggianti.
              Crescendo vidi cose senza senso
              cosciente del perduto collettivo senno.
              Vidi uomini con biancheggianti vestiti
              baciare e non procreare
              di fronte a un freddo altare
              in nome di una croce
              e un continuo narrare.
              Esseri travestiti
              professare falsi miti
              e scuole dove si imparava a vivere
              lasciando l'intelligenza reprimere.
              Sicuri di un tranquillo lavoro
              si sedevano su un falso trono
              lasciando che un finto quadrato
              rubassero loro gli anni d'oro.
              Ed ora piano piano mi invecchio
              sperando ancora in un qualche cambiamento.
              Disteso in un biancheggiante letto
              rimango cosciente che della vita
              e delle esperienze connesse ad essa
              non mi interessa piu niente.
              Tutto improvvisamente si illumina di bianco
              e mi appresto al grande salto.
              Ma con me non posso portare nient'altro
              che un tatuaggio
              situato dentro al cuore
              con impresso dentro il nome
              di quella persona che in questa vita
              mi diede tanto amore.
              Pier Paolo Pasolini
              Composta sabato 23 luglio 2011
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