Scritta da: Paul Mehis
in Poesie (Poesie personali)
Il nostro tavolo
una rosa donata nel mezzo
una coppia che cena
... E tutti i nostri sogni li con loro.
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Il nostro tavolo
una rosa donata nel mezzo
una coppia che cena
... E tutti i nostri sogni li con loro.
Ma come può essere sociale?
Come è possibile non poter cogliere
la profondità
di uno sguardo,
il colore
degli occhi.
Le parole trasparenti di
un'espressione
Come è possibile rinunciare
alla pelle...
al profumo inebriante
della gioia,
al puzzo
della rabbia
all'odore nauseante
delle lacrime.
Come è possibile rinunciare
alla saggezza
delle rughe,
alla freschezza
di gote arrossate,
alla spontaneità
delle risate.
Tutte le volte che ammiro questo specchio sul mondo,
mi sento estremamente asociale.
Tornerò nella mia nebbia, al ghiaccio della mia odiosamente amata metropoli.
Farò quello che ritieni giusto!
Però,
non chiedermi mai:
Di cancellare i tuoi occhi, quasi neri,
come la notte...
Di non sorridere pensando ai tuoi sorrisi!
Di scordare il sole che illumina il tuo viso...
Di dimenticare la penombra che ti dona grazia,
mentre ti mordi le labbra...
Di non desiderare ripassare infinitamente le mie dita tra i tuoi capelli...
Di non sognare tutto quello che sarebbe potuto essere...
Di fingere che Tutto sia Nulla!
Perché non mi è concesso farlo!
Perché non posso farlo!
Perché non voglio farlo!
I miei sorrisi, per i tuoi sorrisi!
Le mie lacrime, per le tue lacrime!
Il mio corpo, per il tuo corpo!
La mia Anima, per la tua Anima!
Più nessun Io!
Più nessun Tè!
Dovrà essere solo
un libero e fottuto
desiderio di Noi!
Come posso fare ancora l'amore,
quando
se penso all'amore
Rivedo i suoi occhi,
ormai lontani,
celarsi dietro alle palpebre come per eterna ingenuità.
Risento i suoi gemiti sbocciare dalle labbra,
ormai lontane,
come scorrere di un fiume senza fine.
Riprovo il brivido dei suoi abbracci,
ormai lontani,
come morsi che straziano la carne di piacere
Rivivo l'attimo,
ormai lontano,
di un tuono che illumina l'oscurità.
Come posso far ancora l'amore,
quando
il mio corpo è indissolubilmente legato alla mia anima,
ormai lontana...
Come amare ancora se l'odio non ha percorso il mio cammino?
Entrai nelle tue tetre notti senza luna...
Ansioso di potertele rubare!
Dilaniandole!
Strappandole!
Riducendole in brandelli!
Digerendole e defecandole!
Ma divennero una parte di me,
divenni una parte di loro...
... Ed alcune notti,
vanno solo vomitate dalla storia,
insieme al volto,
di chi non è riuscito a cancellartele...
Ma bruceranno!
Irradiate dall'Amore di una sincera nuova Luna,
frantumando ogni sbarra salina che imprigiona il tuo cuore.
Grazie!
... Alla mano che mi accompagnò
in quell'infinito dedalo di parole.
Mi persi in ogni vicolo, mi ritrovai ad ogni incrocio.
Inciderò sui muri simboli
che pronunciati suoneranno come trombe di un castello di sabbia infantile
tanto confusi per l'osservatore...
quanto sinceri per l'ubriaco.
Finche l'onda non si riprenderà la mia illusione
che tornerà gioiosa ogni volta che appoggerò la testa sul guanciale
o leverò lo sguardo verso il cielo stellato.
La fortezza dorata custodita nei miei sogni
all'alba sarà come fosforescenza di una lucciola
nascosta dalla radiosità del sole
ma visibile in ogni attimo di oscurità
come faro per un eterno viaggio.
Seduto nel silenzio
ad ascoltare
le mille voci
dei colori della terra.
Forse,
ad aspettar risposte,
soffocate puntualmente dalla modestia del mio essere.
Una lucertola marmorea
irradiata dal sole
mi osserva
sogghignando,
per tutte le mie domande
che lei non si è mai posta...
... le basta il calore del giorno.
Le tenebre ingoiarono gli occhi!
Luce della vermiglia luna
rischiarava tronchi ormai morenti,
come patiboli per l'impiccagione.
Le poche gemme rimaste,
dall'aspetto di vita soffocata.
Il vento inneggiava,
con voce infernale:
Trionfo!
Vittoria!
Annegò le fauci scarne
su morbide labbra di more.
Un ultimo freddo brindisi...
con coppa marmorea di linfa coagulata.
Un ultimo abbraccio d'amore...
per ciò che era già,
morto inconsciamente.
Tornò il silenzio,
dal gusto di un sorriso abortito,
affogato nella memoria del tempo...
... e l'alba di un nostro domani che mai sorse.
Perché sento la mia carne così viva?
Come puoi tu divorarmi così... senza alcuna pietà?
Com'è possibile
che comprendi ogni schizzo del mio sangue?
La forma di ogni mia gelida goccia
che io stesso non comprendo,
ma che ora ribolle della tua dolce voracità!
Passando dalla mia anima...
ti ritrovo insediata anche nella mia carne!
Tutta la mia follia si scioglie nella tua follia.
Donami l'illusione che il tempo, per noi, non esista...
Che una fine non esista...