Scritta da: upbordello

La stanza del Prima

Nella stanza che è stata di me
quando avevo persino meno voglia di parlare di oggi
ritrovo le vecchie stampe colorite d'umido
la vecchia radio rossa che gioca sola il tono del volume
le sciabole in plastica d'una notte di carnevale antico
Non me ne abbiano
i libri che tanto amavo se ora più non sfoglio
l'armadio che tanto esploravo se ora più non l'apro
l'orso che mi divideva il letto se non lo stringo più
Non me ne abbia questo passato che commuove
se quel che sono stata tra le sue mura
l'ho perso incastrata in altre meno accoglienti
Porto come memoria
due peli d'orso cresciuti sotto la lingua
monito perenne di un prima
che resta in ogni dopo.
Marzia Cikada
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    Scritta da: upbordello

    Il buono è nell'attesa

    Ne rideremo insieme, un giorno,
    del nostro tempo, passato ad aspettarci.
    Ricorderemo le sensazioni indefinite
    che ci parvero avere un senso,
    che non potevamo capire.
    Ripercorreremo la strada a ritroso
    e conteremo gli incontri mancati.
    Calcoleremo, con minuzia,
    inspiegabili vuoti allo stomaco,
    crampi come pegni di un voto segreto,
    passi in verso contrario al destino
    quando, ancora vestito d'accidente,
    camuffava carte, locali, nomi.
    Ne rideremo insieme, un giorno,
    del nostro tempo, passato ad aspettarci.
    E ci scioglieremo in fine nelle lacrime,
    del nostro inarrivabile incontro,
    dell'impossibilità di trovarci,
    se non in quell'attesa.
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      Scritta da: upbordello

      Una parola Amore di troppo

      Cammina silenzioso il killer
      e mani al riparo nelle tasche
      Ha la Memoria dura a morire
      non la si può uccider in nessun modo, lei
      Rilegge al contrario la storia
      per vedere se suona bene lo stesso
      c'è sempre una parola Amore di troppo

      Cammina in mezzo a segni che lo condannano
      indizi che semina sapendolo, evasi da tasche colme
      Non uno che badi alla sua camminata lenta
      non è l'unica faccia da colpevole in giro
      Polvere da sparo sulla mano che uccide
      quella mano d'eterno riposo
      Nasciamo tutti con una promessa da non mantenere

      Cammina. Ogni passo è una linea
      e la colpa diventa sfondo
      mentre giunge il perdono, coatto di pigrizia
      Che non si perda tempo a capire!
      Che velocemente si lavi il pavimento imbrattato!
      Che si rimedi a tanto sentimento fallato!
      Si proceda, attendente, si proceda!

      Strade d'ombra inghiottono le ultime vetrine
      Al confine, dove termina l'asfalto e regna erba umida
      Si ferma. Sapesse pregare, invece bestemmia forte
      Sulle sue ferite solletichio di pioggia tiepida, prima
      violenza di frustate, dopo
      Uno specchio d'acqua riflette la sua immagine
      nelle tasche, le mani stringono un'arma stropicciata

      Le assomiglia nell'ultimo momento
      il solo che è sempre d'innocenza

      Cadendo finalmente sorride
      Ci si chiede chi pulirà l'erba.
      Marzia Cikada
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