Le migliori poesie di Davide Bidin

Studente, nato lunedì 23 luglio 1990 a Milano (Italia)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi e in Racconti.

Scritta da: Davide Bidin

Requiescat In Pace

Ho letto troppe tombe
Per riposare in pace
Per tacere
Mentre fuori ancora
Piove

Ho letto troppe lapidi
Con inciso il loro nome
Per capire che il mondo
Non rimane
Alla sola indignazione

Son stato al patibolo
Ricordo i nomi
Gridati dai corpi esposti
Distrutti e depredati
Trangugiati

c'era un ragazzo che camminava
Perché la cosa giusta non è mai fermarsi
Aveva uno spettro
Quello del cambiamento
Che con la mano sul ventre l'accarezzava

c'era un Intelletuale che sapeva
Ma la conoscenza come ogni cosa
Se è troppo concentrata
Va purgata
La penna ferisce ma non uccide

c'era un Generale che combatteva
Non per fierezza né potere
Ma per guardar negl'occhi i figli
l'hanno ammazzato
Perché le lacrime non hanno onore?

C'era un Credente che predicava
Una politica d'unione
Uno stato non di croci ma di cuori
Ma gli stolti non han bandiera
Soprattutto i burattini

c'eran due Compari a caccia di lupini
Portaron la primavera
Quando il gelo ghiacciava il sole
Speranza nel domani
Vivran sulle nostre gambe

Ci son tante anime
Che dormon in collina
Il loro grido sordo
Strugge le mie orecchie
Attarda la mia mente

Muoion folli i muti
Mi scopro a ricordar la lor vita
Con gocce che scendon dalle guance
Con denti serrati e stretti
Mentre fissano la luna

Splendido il ricordo
Qualcosa, anche se poco
Perché in giorni come questo
Solo la morte mi da la forza
Di alzarmi ancora per sperare.
Davide Bidin
Composta martedì 13 aprile 2010
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    Scritta da: Davide Bidin

    Buonanotte Notte

    Fuori sul cornicione
    Con una sera d'estate accerchiante
    Sarà il giorno che chiude il pensiero
    Malinconia depravante

    Una bud nello stomaco
    Una lucky nei polmoni
    La coscienza di non esser buoni
    La finzione dei condannati

    La luna mi consola
    In questa infame notte
    Sapere di costrizione
    Ingiuriare la sorte

    Pensare alle persone
    Al loro trangugiare
    Al disio di morte
    e lo spettro d'invecchiare

    Passan gli anni veloci come ore
    Pazzia nelle stelle, Pazzia nella luna
    Che il cielo preserva e dicon
    Porti sfortuna

    Grido la canzone lugubre
    La coscienza mi protegge
    Non urlo, verbeggio
    Per le anime in pena ch'odono il canto

    Malinconia negl'astri e nei mattoni
    Le dita copron gl'occhi per non vedere
    Anche un insano uomo
    Non è mai condannato

    Alzarsi ancora
    Il freddo sulle mani, il calore delle guancie
    Il sogno di un bacio
    Distante

    Solo mi guardo attorno, nel silenzio
    Una bugia serale
    Nell'ultimo sorso di birra
    Ammiro file di fuochi, dove il respiro divampa.
    Davide Bidin
    Composta sabato 15 maggio 2010
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      Scritta da: Davide Bidin

      A Nostra Signora della Malattia

      Nostra signora dellà Malattia
      Noi ti preghiamo
      Possa la tua forza contundermi
      Possa il tuo spettro possedermi
      e la tua volontà affliggermi

      Nostra signora dellà Malattia
      Noi ti invochiamo
      Giacenti in confortevoli letti
      Nella gelida penitente nausea
      Nell'atroce palpitante febbre

      Poiché sappiamo
      Cosa si prova a sentirti viva
      Mentre noi moriamo

      Malattia
      Che di noi ti nutri
      Che con noi giochi

      Possa una volta conclusasi l'opra tua
      Piangere lacrime di sangue
      Come hai fatto a noi uscire
      Nell'amare le tue spoglie stupranti

      Possa tu stessa provare,
      Quando non ci sarà più vita alcuna,
      Quando ogni gemma essiccherà
      La croce dell'inutilità.
      Davide Bidin
      Composta giovedì 2 luglio 2009
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        Scritta da: Davide Bidin

        Visione del Mare di un Morto Vivente

        D'innanzi al mare
        Oscuro il sentore
        Lo scrosciare vicino
        Sento onde ammazzare
        Il vento, il movimento
        Nient'altro ch'èl mare

        Ammiro nella notte
        Nella tenebra palpitante
        Nell'oscurità sconfortante
        Un folleto che mortifica
        l'uomo, l'esistenza
        Il rimasuglio dell'essenza

        Ammiro lontano
        Sopra questo scoglio
        Ove son seduto
        Lontano a men due passi
        l'acqua che dall'onde
        Scroscia sopra me

        Guardo
        Il nero sentiero
        Il muro che cela
        Nient'altro
        Che nero
        Nero Nulla, Nero Niente

        Indifferente luna
        Guarda sopra le nubi
        Tra esse mentre si diradono
        Mostrando strade di luce
        Il tondo diritambo
        Il sacro rumore di dubbi dell'imo

        La stesa accecante
        Di Buio e'tenebra
        Di splendore d'acqua vitrea
        Che non avvisa
        Non spiega né avvera
        Non significa

        Intanto il mio corpo
        Si culla
        In mare
        Nel mare
        Dal mare
        Per niente.
        Davide Bidin
        Composta mercoledì 24 febbraio 2010
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          Scritta da: Davide Bidin

          Fregatene del mondo

          Ma se davvero
          l'unica cosa che per te conta
          è l'indifferenza
          il fregartene della gente
          il disinteresse del tutto
          dimmi
          perché dici quest'accozzaglia di cazzate
          che non è tuo interesse far sapere agli altri?
          Perché desideri che chiunque sappia
          quanto sei patetico?
          Piccolo, immaturo, bambolo di peltro,
          piagnisteo antropomorfico
          zittisci le tue lacrime
          tornatene nell'angolo a prendertela
          col la tua inutilità
          e non seminare intolleranza
          verso il cambiamento.
          Se proprio vuoi essere d'aiuto
          impiccati
          è meglio lasciarsi fottere dal mondo
          che interessarsi
          anche per un solo, ameno istante,
          di te.
          Davide Bidin
          Composta domenica 5 giugno 2011
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            Scritta da: Davide Bidin

            Sudore Intollerante

            Viver tra la folla
            mentre intorno gente che non conosci
            alita pestilenti grugniti
            le vecchie del paese
            che battibeccano di morti, malattie e pioggia
            bambini latranti che stridono
            genitori ebbri di noia sordida
            l'imbianchino sui soppalchi che vernicia la casa
            e fischietta
            vigliaccamente fischietta
            e ancora il barista che fa il caffè
            mentre grassi ragazzetti giocano a pallone
            questo casino accerchiante
            di apprensione continua
            concussiva
            un'ansia che sale ed erutta nei tuoi atteggiamenti impacciati
            negli zigomi rialzati
            nelle smorfie di fastidio
            di tolleranza maltenuta
            in un'aritmia fuori scala una sudorazione avvampante
            che peggiora la situazione
            e ancor di più provi fastidio
            gli occhi cagneschi e nascosti
            la mascella si serra, le spalle si allargano
            le mani nelle tasche, il passo cadenzato
            sperando di arrivare
            due ragazzine sedicenni con una camel in mano per coppia di braccia
            le sento parlare
            "ho sentito dire che fumare fa invecchiare la pelle"
            e io rido sommessamente
            pensando e trovando
            per un solo istante
            un breve tratto di tranquillità
            il solo ascoltar le vostre lagnanze da ipocriti mentecatti
            mi porterà alla scarnificazione
            la fine di ogni buon viaggio
            l'Arrivo.
            Davide Bidin
            Composta giovedì 22 luglio 2010
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              Scritta da: Davide Bidin

              Loano in una Sera d'Aprile

              Opaca stazione dei treni
              quanto tempo passato quaggiù
              rumore di ganci e di stretti
              tortura di fibra morale
              veder le persone partire
              e poi rivederle arrivare
              mentre sole nel vento disperdi
              sentimenti che io ho sognato
              e che tutt'oggi giocano ancora
              con la memoria
              di un bimbo cieco
              che il tempo ha passato tutt'ora
              a cercare un vivere lieto
              ad apprezzare un abbraccio, un saluto
              un caffè, un dolce sorriso.
              il bacio affettuoso
              e una camminata poi
              verso il mare
              mentre la pace a stento trattieni
              ed è ancora quel ghigno falsato
              nell'attesa e nella venuta
              che infine l'uomo ha creato
              in questa fragile vita
              scoprire un amico arrivare
              sentire il calore del ghiaccio
              un peso, poi, sopportare
              quando il bruciore si disfa d'un tratto
              quindi rivedere passare
              quella carrozza tanto desiderata
              eppure adesso esecrare
              quel rapimento
              immutevole e muto
              che ti ha fatto accettare
              il dubbio di essere solo
              il treno deruba e regala
              principio di gloria e ragione
              di una mezz'ora
              che può essere disperazione
              o tensione.
              Davide Bidin
              Composta sabato 14 maggio 2011
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                Scritta da: Davide Bidin

                Canto dell'Emozione Concreta – Borla in un mattino di Gennaio

                Mattina di gennaio
                In un posto lontano
                Tra alberi di noce truccati d'inverno
                E brezza di erba appena tagliata
                Ricolma di sapori dei campi

                Mi ritrovo a pensare
                Nella fredda aria di colle
                Udendo il profumo di neve
                Chi vorrei fosse con me
                Quale anima mi renderebbe lieto?

                M'agito scosso e ansioso
                Nella smania d'un mattino
                Mentre il cielo avvolgente
                Indossa l'abito d'un nuovo sole
                E io ragiono ispirato

                Seduto sopra smeralda stesa
                Guardo tutt'intorno sul prato
                Immagino te
                Anima affine che non sei qui
                Eppur visibile tu

                Parole
                Nessuna di voi è celata
                Parole
                Ognuna di voi è amata
                E non muore o viene incolpata

                Poiché con te o anima mia
                Di tutto io posso parlare
                Ci sono e lo sai
                Ci sarò se vuoi
                E niente ci potrà separare

                Sei qui nella selva d'Emilia
                E mi guardi con dente sgargiante
                Io ammicco e rido men poco
                E tutto si fa emozionante
                Il verbo non basta per noi

                Lo sai cara anima
                Non bisogna ascoltare
                Un falso contendio
                Di affettuosità deleteria
                Basta il silenzio del gesto reale

                Fossi tra mille interlocutori
                Non accetterei smancerie
                Amerei lo sai
                Amerei se vuoi
                Anche solo una risata con te

                Preferirei vederti un solo istante
                Nell'ora che viene
                Piuttosto della costrizione
                Al vivere vuoto
                Ricolmo di sola poesia

                Ma con questa pienezza
                In questo momento
                Di estro ed orgoglio
                Ti dedico questa mia rima
                Possa esser per te motivo di pianto

                Una lacrima di umana follia
                Che con te io getto nel cuore
                L'emozione di questa goccia
                Tienila stretta e quando ti serve
                Riscalda il fiato e rendila canto.
                Davide Bidin
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                  Scritta da: Davide Bidin

                  Resta te Stesso

                  Bambino mio
                  Rimani te stesso
                  sii fedele a ciò che sei
                  e non cambiare mai
                  rimani stoico e permaloso
                  non aprirti a nuove idee
                  isolati dal mondo
                  e non aver mai dubbi
                  sarai una mirabile statuetta
                  senza crepe o imabarazzanti
                  scalfitture
                  non ascoltare, né rispondere
                  a chi ti guarda dal basso
                  fissali sempre, credendo,
                  (sperando)
                  di aver ragione.
                  ancorati alla forza della tua
                  integrità.
                  se non ti apprezzano,
                  vorrà dire che son gelosi di questo aspetto
                  vorrà dire che vorrebbero essere come te
                  di marmo
                  credici sul serio nella tua fronte bacata sozza di guano
                  la verità è che in molti sono in piazza
                  e han capito che le statue son ricordi
                  di uomini contradditori e innamorati di questa verità
                  che non si evince da nulla se non dal caos
                  menti che non potevan rimanere attaccati
                  all'uomo del giorno passato
                  e
                  spaventati voracemente dall'ombra del domani
                  eppure risplendono immortali
                  MA TU!
                  bambino fedele ai tuoi ideali
                  che non metti in discussione niente se non le idee degli altri
                  rimani te stesso
                  la mia risata si farà si tanto grande
                  da scuotere l'altare su cui sei posto
                  e in quella voragine cadrai nell'oblio
                  degl'imbecilli
                  che rimangono
                  se stessi
                  un nulla vorticoso
                  un astratto ridicolo rigonfio di melma demente
                  un niente.
                  Davide Bidin
                  Composta mercoledì 16 febbraio 2011
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                    Scritta da: Davide Bidin

                    La Ballata del Garguille

                    Di marmo, pietra e sogni infranti
                    nel Mardi Gras e comparati annessi
                    osservo l'uomo nell'alba grigia
                    d'un finito sole.
                    Nel carnevale s'intona l'essere,
                    fragoroso, incoerente, protestante,
                    dalla cattedrale scrosto la speranza,
                    l'ode
                    del vento d'occidente.
                    Nuovi sogni, ormai sorti
                    e nuove bombe esplose
                    liberarsi dai passati
                    non è che trovarsene di nuovi
                    e la paura che io imponevo,
                    dalla guglia e dal rosone,
                    appartiene a questa foga
                    indole di negazione.
                    Ma il sogno s'assopisce
                    l'attimo si fa quieto
                    la muta rende carne
                    per lo scheletro marmoreo.
                    Sollevare l'acciarino
                    in un impulso d'autarchia,
                    distogliermi lo sguardo
                    per non fronteggiar più il cielo
                    non ha estromesso le paure
                    né ha cessato il bisogno
                    di un eroe da contemplare
                    nella compiacenza
                    che dà
                    il sogno.
                    La folla cerca nuovi miti
                    a cui delegar la lor morale
                    a cui affidare i principi
                    a cui
                    sembrare.
                    Tenero Gargouille spaventato,
                    soffro in silenzio l'evoluzione
                    che nei molti ha portato
                    illusione d'assoluzione.
                    Il fraintendimento d'esser cresciuti
                    il turbamento di non saper cercare
                    un senso alla vita
                    senza farselo prestare.
                    Meglio l'ebano el mercurio
                    chel banale boccheggiare
                    nel silente plenilunio
                    di chi non sa accettare
                    di chi non vuol porre
                    la domanda assai melensa.
                    Perché io credo d'esser?
                    Di che elemento, voglio composta,
                    la mia
                    esistenza?
                    Davide Bidin
                    Composta lunedì 2 aprile 2012
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