Poesie di Cristina Boccaccini

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Per la fusione di una massa di acqua allo stato solido è necessario somministrare calore o portarla a una temperatura superiore rispetto alla sua.
Teoricamente semplice. Scientificamente corretto.

Ma per sciogliere il gelo di un cuore come bisogna fare?

Come riportare il sole quando intorno c'è solamente malinconia e quel senso di vuoto e di freddo persistente?
Sono in grado di aiutare?
Sono in grado di riuscire a fare luce sulle tenebre?
Finora, in base alle esperienze non ho ottenuto risultati.
Perché ogni serratura ha la sua chiave.
E per scaldare un cuore ci serve la giusta quantità di calore.
E se non volesse battere? Se gli sforzi fossero inutili?
Forse è lui il solo che può guarirsi. Con la forza di volontà.
O sono io che devo fare qualcosa?
Ma cosa?
Non è sufficiente la mia presenza?
Niente è mai sufficiente.
Si può sempre fare di più.
Non ne vengo a capo.
Non so cosa fare.
Non è poi così facile come sembra rompere quel ghiaccio...

Ci sono passata anche io.
Si chiamerebbe Ipotermia Indotta, scientificamente.
È un gelo costante.
È un vuoto opprimente.
È il non sentire più niente.
È essere distaccati e non avere più la voglia di fare che si aveva un tempo.
È Anestesia Totale.
Ora, per quanto mi riguarda, l'era glaciale è parzialmente passata.
E l'ho superata grazie a un tale che si chiama Tempo e ai suoi compari detti Accettazione, Volontà e Speranza.
E anche a certe presenze positive.
Una presenza vicina è tutto.
Ma se non sai cogliere l'effetto e quello che lei ti dimostra, come pensi di uscire da questo abisso?
Cristina Boccaccini
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