Le migliori poesie di Charles Bukowski

Poeta e scrittore, nato lunedì 16 agosto 1920 a Andernach (Germania), morto mercoledì 9 marzo 1994 a San Pedro, Los Angeles, California (USA - Stati Uniti d'America)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi, in Umorismo, in Racconti, in Frasi per ogni occasione e in Diario.

Che te ne fai d'un titolo?

Non ce la fanno i belli muoiono tra le fiamme:
sonniferi, veleno per i topi, corda, qualunque cosa...
Si strappano le braccia, si buttano dalla finestra, si cavano gli occhi dalle orbite, respingono l'amore
respingono l'odio respingono, respingono.
Non ce la fanno i belli non resistono, sono le farfalle, sono le colombe, sono i passeri, non ce la fanno.
Una lunga fiammata mentre i vecchi giocano a dama nel parco.
Una fiammata, una bella fiammata mentre i vecchi giocano a dama nel parco, al sole.
I belli si trovano all'angolo di una stanza
accartocciati tra ragni e siringhe, nel silenzio, e non sapremo mai perché se ne sono andati, erano tanto
belli.
Non ce la fanno i belli muoiono giovani e lasciano i brutti alla loro brutta vita.
Amabili e vivaci: vita e suicidio e morte mentre i vecchi giocano a dama sotto il sole nel parco.
Charles Bukowski
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    Scritta da: Paul Mehis

    Per la vecchia denti-storti

    Conosco una donna
    che compera continuamente puzzle
    cinesi
    puzzle
    cubi
    cavi
    pezzi che alla fine s'incastrano
    in un ordine
    li completa
    matematicamente
    risolve tutti i suoi
    puzzle
    vive giù in riva al mare
    mette lo zucchero fuori per le formiche
    e crede
    alla fin fine
    in un mondo migliore.
    Ha i capelli bianchi
    li pettina di rado
    ha i denti storti
    e indossa ampie tute informi
    su un corpo che molte
    donne vorrebbero avere.
    Per anni mi ha irritato
    con quelle che giudicavo
    eccentricità - come i gusci d'uovo a mollo
    (per nutrire le piante
    col calcio).
    Ma infine quando penso alla sua
    vita
    e la paragono alle altre vite
    più eccitanti, più belle
    e originali
    mi accorgo che lei ha ferito meno
    gente di tutti quelli che conosco
    (e per ferire intendo semplicemente ferire).
    Ha passato periodi tremendi,
    periodi in cui avrei forse potuto
    aiutarla di più
    perché è la madre della mia unica figlia
    e siamo stati un tempo grandi amanti,
    ma ne è uscita,
    come ho detto
    ha ferito meno gente di
    tutti quelli che conosco,
    e se guardi le cose così,
    beh,
    ha creato un mondo migliore.
    Ha vinto.
    Charles Bukowski
    Composta martedì 21 luglio 2009
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      Scritta da: mor-joy

      Confessione

      Aspettando la morte
      come un gatto
      che sta per saltare sul letto
      mi dispiace così tanto per
      mia moglie
      lei vedrà questo
      corpo
      rigido e
      bianco
      lo scuoterà una volta, e poi
      forse
      ancora:
      "Hank!"
      Hank non
      risponderà.
      Non è la mia morte che
      mi preoccupa, è lasciare
      mia moglie con questa
      pila di
      niente.
      Però vorrei che
      lei sapesse
      che tutte le notti
      dormite
      accanto a lei
      anche le discussioni
      inutili
      erano sempre
      cose splendide
      e le più difficili
      delle parole
      che ho sempre avuto paura
      a dire
      ora possono essere
      dette: "Ti amo".
      Charles Bukowski
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        Furbi (Clever)

        I furbi scendono la corrente come pesci bianchi
        sulla cresta d'acque blu, oltre le rapide.
        I furbi, con le loro gole e sopracciglia da furbi,
        i loro furbi peli nel naso, entrambe le scarpe allacciate, tutte le tragedie cancellate,
        denti splendenti.
        I furbi non si scompongono. Anche le loro morti sono morti al quadrato, furbi furbi furbi.
        Hanno case migliori, auto migliori, risate migliori.
        Persino i loro incubi sono sogni sgargianti.
        Questi furbi ti siedono di fronte, con un sorriso pulito, che li riempe, financo i capelli sprizzano nitore.
        Quanto ho vissuto e quanti ne ho visti.
        Sapete cos'è davvero la morte?
        È uno di questi furbi rottinculo che ti stringe la mano e ti abbraccia.
        Sapete cos'è davvero la morte?
        Venite a vedermi mentre allungo la carta di credito
        al cameriere disprezzandovi. O peggio.
        Charles Bukowski
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          Attraversa l'anima

          Attraversa l'anima
          come una lama
          e ne sonda i paesaggi
          ora mesti, ora bui
          dove corvi neri come pece
          gracchiano così forte
          da grattarti le pareti del cuore.

          Percorre deliziosi giardini
          decorati da candide margherite
          e scaldati da un tiepido sole primaverile.
          Ma quando la sua linfa
          Giunta all'apice scoppia
          il foglio si macchia.
          Unico tampone per tale ferita.
          Charles Bukowski
          Composta sabato 28 settembre 2013
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            Scritta da: Eclissi

            Una poesia è una città

            Una poesia è una città piena di strade e tombini
            piena di santi, eroi, mendicanti, pazzi,
            piena di banalità e roba da bere,
            piena di pioggia e di tuono e di periodi
            di siccità, una poesia è una città in guerra,
            una poesia è una città che chiede a una pendola perché,
            una poesia è una città che brucia,
            una poesia è una città sotto le cannonate
            le sue sale da barbiere piene di cinici ubriaconi,
            una poesia è una città dove Dio cavalca nudo
            per le strade come Lady Godiva,
            dove i cani latrano di notte, e fanno scappare
            la bandiera; una poesia è una città di poeti,
            per lo più similissimi tra loro
            e invidiosi e pieni di rancore...
            una poesia è questa città adesso,
            cinquanta miglia dal nulla,
            le 9.09 del mattino,
            il gusto di liquore e delle sigarette,
            né poliziotti né innamorati che passeggiano per le strade,
            questa poesia, questa città, che serra le sue porte,
            barricata, quasi vuota,
            luttuosa senza lacrime, invecchiata senza pietà,
            i monti di roccia dura,
            l'oceano come una fiamma di lavanda,
            una luna priva di grandezza,
            una musichetta da finestre rotte...

            una poesia è una città, una poesia è una nazione,
            una poesia è il mondo...

            e ora metto questo sotto vetro
            perché lo veda il pazzo direttore,
            e la notte è altrove
            e signore grigiastre stanno in fila,
            un cane segue l'altro fino all'estuario,
            le trombe annunciano la forca
            mentre piccoli uomini vaneggiano di cose
            che non possono fare.
            Charles Bukowski
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              Scritta da: Andrew Ricooked

              Dove ero finito?

              Non sapevo da dove venissi
              o dove stessi
              andando.
              Ero perso.
              Mi ritrovavo seduto
              in strani ingressi
              per ore,
              senza pensare
              semza muovermi
              finché mi chiedevano
              di andarmene.

              Non voglio dire che ero
              idiota o
              stupido.
              Quello che voglio dire è che
              ero senza
              interessi.

              Non me ne fregava niente se cercavate
              di uccidermi.
              Non vi avrei fermato.

              Stavo vivendo un esistenza che
              non significava niente per
              me.

              Trovavo posti dove stare.
              Stanzette in affitto. Bar. Prigioni.
              Sonno e indifferenza sembravano
              le uniche
              possibilità.
              Tutto il resto sembrava
              privo di senso.

              Una volta rimasi tutta la notte a guardare
              il Mississipi.
              Non so perché.
              Il fiume scorreva lì accanto e
              l'unica cosa che ricordo è che
              puzzava.

              Mi sembrava sempre di essere
              su una corriera
              che attraversava il paese
              diretta
              da qualche parte.
              A guardare fuori da un finestrino
              sporco
              il nulla
              assoluto.

              Sapevo sempre esattamente quanti
              soldi avevo
              con me.
              Per esempio:
              un biglietto da cinque e due da uno
              nel portafoglio
              una moneta da venticinque, una da dieci e una
              da due centesimi nella tasca
              destra davanti.

              Non avevo voglia di parlare
              con nessuno e non volevo che nessuno
              mi parlasse.

              Ero considerato un
              disadattato e un tipo
              strambo.
              Mangiavo pochissimo ma
              ero incredibilmente
              forte.
              Una volta, quando lavoravo in una fabbrica
              dei ragazzotti giovani, strafottenti,
              stavano cercando di sollevare un pezzo
              di macchinario pesante
              dal pavimento.
              Non ci riusciva nessuno.

              "Ehi, Hank, provaci tu!" Dissero
              ridendo.

              Mi avvicinai, lo sollevai,
              lo rimisi a terra,
              tornai al
              lavoro.

              Mi valse il loro rispetto
              non so perché
              ma io non lo
              volevo.

              A volte abbassavo
              le tapparelle nella mia stanza
              e me ne stavo a letto per una
              settimana o più.

              Ero in uno strano viaggio
              ma era
              privo di senso.
              Non avevo idee.
              Non avevo progetti.
              Dormivo.
              Non facevo altro che dormire
              e aspettare.

              Non mi sentivo solo.
              Non soffrivo di vittimismo.
              Ero solo invecchiato in una
              vita nella quale
              non riuscivo a trovare alcun
              senso.

              Allora ero
              un giovanotto di
              mille anni.

              Adesso sono un vecchio
              che aspetta di rinascere.
              Charles Bukowski
              Composta domenica 3 gennaio 2010
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                Il funerale di uno scrittore

                C'era una frana sulla
                Pacific Coast Highway e ci hanno fatto fare una
                deviazione fin su alle colline di Malibu
                e c'era un gran traffico e faceva caldo, e poi
                ci siamo persi.
                Ma ho intravisto un carro funebre e ho detto: "ecco
                il carro funebre, seguiamolo", e la mia donna ha detto:
                "quello non è il carro funebre", e io ho detto: "sì, è il
                nostro carro funebre".

                Il carro funebre ha girato a sinistra e io l'ho seguito
                mentre si arrampicava per una
                stradina sterrata, fino a quando non ha accostato e io
                ho pensato: "si è perso pure lui". C'era un camioncino parcheggiato lì
                e un signore che vendeva fragole
                e io mi sono fermato
                e ho chiesto
                dov'era la chiesa e lui mi ha dato le indicazioni
                e la mia donna ha detto al tizio delle fragole: "al ritorno
                passiamo a comprare un po' di fragole". poi ho fatto
                inversione e il carro funebre si è rimesso in moto
                e ci siamo avviati uno dietro l'altro
                fino a quando non siamo arrivati alla
                chiesa.

                eravamo lì
                per il funerale di un grand'uomo
                ma
                il gruppo era sparito: la
                famiglia, un paio di vecchi amici sceneggiatori,
                e altre due o tre persone. abbiamo
                detto due parole ai parenti e alla moglie del defunto
                e poi siamo entrati e la messa è cominciata e il
                prete non era niente di che ma uno dei figli del grand'uomo
                ha fatto un bel discorso, e poi è finito tutto
                ed eccoci di nuovo fuori, in macchina,
                di nuovo dietro al carro funebre, giù per la stessa stradina
                ripida
                e di nuovo davanti al camioncino delle fragole, e la mia
                donna ha detto: "non fermiamoci per le fragole",
                e mentre proseguivamo verso il cimitero, ho pensato:
                Fante, sei stato uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi
                e questo è un giorno triste.
                alla fine, eccoci al cimitero; il prete
                ha detto qualcosa ed è tutto finito.
                sono andato dalla vedova che se ne stava lì seduta tutta pallida
                e bella e piuttosto solitaria su una sedia pieghevole di metallo.
                "Hank", mi ha detto, "è difficile", e ho provato inutilmente
                a dire qualcosa che le fosse di conforto.

                allora ce ne siamo andati, lasciandola lì, e
                io stavo proprio male.

                Ho chiesto a un amico di riaccompagnare la mia ragazza in
                città e me ne sono andato all'ippodromo. Sono arrivato
                giusto in tempo per la prima corsa, e mentre giocavo la mia
                scommessa l'impiegato mi guardava strano e mi ha detto
                "Gesù, Hank, come mai porti la cravatta?"
                Charles Bukowski
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                  Mangiato dalle farfalle

                  Forse vincerò alla lotteria irlandese
                  forse diventerò pazzo
                  forse
                  forse l'assicurazione contro la disoccupazione o
                  una ricca lesbica in cima a una collina

                  forse re-incarnazione in una rana...
                  O 70.000 dollari trovati a galla in un sacchetto di plastica
                  nella vasca da bagno

                  ho bisogno di aiuto
                  sono un uomo grasso mangiato da
                  alberi verdi farfalle e da te

                  gira gira
                  accendi la luce
                  i denti fanno male, i denti della mia anima fanno male
                  non posso dormire
                  prego per i tram morti
                  i topi bianchi
                  motori in fiamme
                  sangue su un camice verde in una sala operatoria a
                  San Francisco
                  e sono imprigionato
                  ahi ahi
                  folle: il mio corpo là pieno di nient'altro che
                  di me
                  me intrappolato a metà strada fra il suicidio e
                  la vecchiaia
                  che mi affanno nelle fabbriche accanto ai
                  ragazzi
                  tenendo il passo
                  bruciando il mio sangue come benzina e
                  facendo sogghignare
                  il caposquadra

                  le mie poesie sono soltanto scarabocchi
                  sul pavimento di una
                  gabbia.
                  Charles Bukowski
                  Composta mercoledì 25 settembre 2013
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