Scritto da: Fragolosa67
Mi scopro nel mio essere stella quindi essere divino nell'essenza, un firmamento con chi con me condivide il dono di esistere. La Torà è il libro che riconosco portare le sue parole nel mio cuore ed esprimerle con gli atti. Non sono ebrea eppure nelle parole del rabbino incontro il mio credere e il significato della mia esperienza di vita. L'esistere è un percorso distinto e personale. Non so fino a quando siamo messi alla prova dalle casualità dei temi preposti. Mi rendo conto che a volte prendere le decisioni giuste non è difficile o scomodo, ma confuso.
Cosa è bene per noi. Per la nostra anima dovrebbe essere il tema liberatorio dalle menzogne e dalle povertà che a volte altri ci presentano come valori. Noi stelle di un cielo infinito dobbiamo riuscire a scoprirci infiniti nell'uno che in noi si rispecchia e prende voce. Io non sono io. Sono la saggezza dei miei padri e l'evoluzione di una radice che in me non dimora ma appare.
Il fuoco che si divide e mi lascia vivere il confronto con il nuovo illimitato. Morirò spoglia di ogni cosa ma coperta di vizi e di virtù. Mi vestirò con i miei atti e scalderò la vita di un altro fiore, migliore stella che dopo me abiterà il mio sguardo e il mio sorriso. Non sono io. Vorrei dirti questo ma non posso farlo. Dovrei ammettere cose che non mi appartengono ed esulano dal mio pensare l'infinito buio che circonda la luce.
Due spirali mi restituiscono la verità di me intesa come anima che rappresenta il mondo di anime.. Faccio del male ad un altro e sono soddisfatto. Nuoto beato nella luce, piccola pozza che avvolge il buio credendomi a torto nella verità di gioia.
Non ho lasciato la pozza e non ho camminato oltre il piccolo cerchio. È un pianeta e il cosmo è buio.
Si è soli anche all'incontrario ma se la pozza è scura è sempre meglio. Si può fuggire da una pozza e correre nella luce senza rendersi conto che il tempo del viaggio è limitato. Nella luce della saggezza il tempo diventa infinito, immenso.
L'anima è un respiro divino che brilla e si confonde sempre nella luce.
Vorrei accendere una mizva ogni volta che credo di annegare nel buio e poi mi scopro stella che brilla confondendosi nella luce divina.
Mi ricorderebbe di non confondere i passi e di sorridere quando non sembra esserci la ragione per farlo.
L'era messianica è questa che risponde ai perché rivelando con una mizva la luce più alta che supera il venerdì dopo per restituire in ogni sabato la shabbat.
Oggi mi sento ebrea ma soprattutto creatura creata. Nel mio essere sono stella mi rivedo capra. Dodici tribù hanno attraversato la terra e la quinta punta ci ha condotto qui quando cercavamo ristoro e una casa. Terra, natura, speranza. Ciò che oggi si chiamano civiltà e progresso.
Sono stella ancora come ieri e seguo i passi di chi ha lasciato un'orma. È la mia terra che calpesto e a volte prego affinché mi restituisca sempre l'armonia e la speranza di una terra promessa. Voglio credermi luce che copre il buio della pozza e cammino per questo via.
Ho il cuore della mia tribù la arii, mentre il mio sguardo volgo verso lo spazio dopo la pozza. Dove rispecchio io stella nel buio e lo illumino o mi trovo ad essere un Sole, la stella nana che nasconde la malvagità?
Sicuramente il mio cielo contenuto è buio perché buia è la pozza dove dimoro ed io sono la mizva per chi da me spera un conforto e un aiuto.
La mia mano è tesa. Il mio passo è fermo. Il mio pensiero brilla e si confonde nel cuore di Dio. Così riesco a ridere e a sperare di correre talmente veloce da incontrarlo Alla fine. So che mi ama qualunque cosa accada.
Per me e per ogni uomo che chiede una mizva per l'infinito tempo. Le parole di un frate messaggero del mio sogno di diciottenne si fa chiaro davanti a l mio chi sono domandato a Dio: "Sporca", "negra", "ebrea" ma capra di questa vita. L'origine che custodisce la chiave di una chiesa vuota, semplice, umile, di campagna che incontro nell'oscurità. La prima chiesa del mondo. Io stessa. Mi incontrerò alla fine del tempo effimero Mi scoprirò eterna. Io discendo dalla capra. Dove stavano le capre a Roma. Io sono i miei antenati. Una signora. (San Francesco Di Paola) Lo è anche chi nella difficoltà della vita ottiene un sostegno dai servizi della società. A loro va il mio sguardo fortunato. Sia candela di giustizia per il tribunale più alto. La verità e la purezza del cuore appartiene all'onesto. Egli a volte è povero delle cose materiali ma come me, ha una mizva. La sua luce divina. Basta per un minuto sincero e per azzerare le vanità che costruiscono falsità e ingiustizie dal pulpito.
Composto martedì 30 gennaio 2018

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    Scritto da: Fragolosa67
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    Lo dedico a tutti quelli che come me, ad un certo punto della vita diventano saggi e a San Francesco di Paola.

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