Scritta da: Gabrģ
Talvolta ci facciamo prendere dalla compassione per creature incapaci di provare sentimenti sia per se stessi che per altri.
Composta sabato 17 luglio 2010
Talvolta ci facciamo prendere dalla compassione per creature incapaci di provare sentimenti sia per se stessi che per altri.
Se lui fosse stato al mio posto, ed io al suo, sebbene io lo odii di un odio che mi ha avvelenato tutta la vita, non avrei mai alzato una mano sopra di lui. Io non lo avrei mai allontanato dalla sua compagna, finché a lei fosse piaciuto. Al momento stesso in cui Cathy non gli avesse pił voluto bene, gli avrei strappato il cuore e bevuto il sangue: ma fin lą, e se non mi credi non mi conosci, ma fin lą, sarei morto ad oncia ad oncia prima di torcergli un capello!
Qui riesco quasi a concepire come un amore possa durare tutta una vita: mentre finora ero assolutamente convinto che nessun amore potesse resistere un anno.
Cercai e trovai presto, le tre pietre tombali sul declivio vicino alla brughiera: quella di mezzo, grigia e quasi sepolta dall'erica, quella di Edgar Linton abbellita soltanto dall'erba e dal muschio che vi salivano sopra, e quella di Heathcliff ancora nuda.
Indugiai tra quelle tombe, sotto quel cielo benigno, osservai le falene volare tra l'erica e le campanule, ascoltai il vento dolce soffiare tra l'erba; e mi chiesi come si potesse immaginare un sonno inquieto per chi dormiva in quella terra serena.
Perdonami perché ho lottato solo per te.
Ma, lui, era disperato: e il suo dolore era di quelli che non conoscono lamento. Non piangeva né pregava: malediva e sfidava; esecrava Dio e gli uomini, e si lasciava andare alla pił profonda dissipazione.
I miei vecchi nemici non mi hanno battuto: questo, anzi, sarebbe il momento preciso di vendicarmi sui loro discendenti. Potrei farlo, nessuno potrebbe impedirmelo... Ma a che scopo? Non ho voglia di colpire. Non mi sento neppure di alzare una mano. Si direbbe che io abbia lavorato tutti questi anni solo per far mostra, in ultimo, di un bell'esempio di magnanimitą. Ma non č cosģ, no: č che ho perduto la facoltą di godere della loro distruzione, e son troppo pigro per distruggere senza motivo.
Se tu morissi... io ne morirei...
In principio queste parole la facevano piangere; ma poi, con l'esser sempre respinta, s'indurģ; e s'accontentava di ridere quando io le suggerivo di dir ch'era pentita della propria cattiveria, e di chiedere perdono.
La noia che mi procura la sua presenza č pił forte del piacere che io trovo nel tormentarla.