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Due film sulla problematicità del rapporto genitori-figli, non è cert'un caso. Ma se "Bad Words" (2013) funzionava poiché caustico, politicamente scorretto e naturalmente acerbo, invece questo successivo "La famiglia Fang" dà l'idea ch'il regist'abbia voluto fare l'antifamiliarista non disponendo d'adeguati competenze o interessi. Perché appesantir'il film con disquisizioni più seriose che serie circa l'art'e i suoi limiti, con tanto d'interviste ai protagonisti negl'extra del dvd? E soprattutto: che significa "I genitori rovinano i bambini"? Solo sul piano psicosocioeducativo, in cui magari possono darsi percorsi migliori degl'altri, oppur'ancor prima su quell'ontologico/eventologico ("Born, never asked"?). La risposta l'ha fornita lui stesso in un'intervista: il riferimento è al semplice universale processo di deidealizzazione conseguente lo svezzamento. Nient'altro. Bateman sarà sincero ma pur'ingenuo. Gli s'addice meglio la "greve leggerezza" della "black comedy" spassosa e irriverente, mentre stavolta ha compiut'il passo più lungo della gamba e s'è infilat'in un discorso più grande di lui.
Mauro Lanari e Davide Schiavoni

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