Commenti a "Non mi piace Nietzsche perché ama la..." di Bertrand Russell


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postato da , il
Grazie, Giulio, di questo tuo paziente ed appassionato apporto di chiarezza circa il pensiero di Russell riguardo all'etica di Nietzsche (sarebbe interessante conoscere il terzo atteggiamento etico, ma probabilmente ci porterebbe fuori tema, e poi per te potrebbe essere una fatica immane).
    Come dicevo più sopra, cioè prima che il discorso venisse interrotto da Alessandro "bennato" (che invito a venire finalmente fuori dal ruolo del "troll" di borgata e a tornare se stesso, perché non è uno che non valga, né uno che valga poco), c'è una riflessione da fare, ed è la seguente.
    RUSSELL e NIETZSCHE sono due filosofi, ENTRAMBI ATEI. Su questo non ci piove. Eppure esprimono due posizioni etiche del tutto differenti, di cui la prima, quella di Russell, è praticamente sovrapponibile all'etica cristiana. Anche in questo passo, infatti, Russell non sembra muovere obiezioni alla dottrina cristiana (che egli chiama la "dottrina ufficiale"), quanto alla PRASSI invalsa nella maggior parte dei paesi cristiani. NON MUOVE QUINDI RILIEVI ALL'IDEA, MA ALL'INCOERENZA DELLE AZIONI. E, naturalmente, non solo all'incoerenza dei singoli, ma anche e soprattutto all'incoerenza delle strutture, delle comunità cristiane (tra cui prima la Chiesa cattolica, ma non solo lei).
     Ne derivano secondo me tre ulteriori riflessioni:
1) quelle strutture, quantunque affermino di essere cristiane, in realtà non lo sono, perché nessuno può essere ritenuto discepolo o addirittura maestro di una dottrina morale se non la pratica (a questo riguardo il nuovo papa sembra muoversi, finalmente, nella giusta direzione);
2) questa incongruenza tra la dottrina in cui si "crede" e le azioni è perfettamente conforme alle parole di Cristo, secondo cui la via è difficile: si tratta di una dottrina che è difficilissimo mettere in pratica, e vi si può riuscire solo a livello individuale, non certo collettivo;
3) poiché le posizioni etiche della maggior parte degli atei sono vicinissime a quelle di Russell (e a quelle della dottrina cristiana "ufficilale" non "messa in pratica"), mi sembra evidente che l'etica cristiana, a prescindere da atti di fede, potrebbe rappresentare un terreno comune su cui fondare ciò che più conta, cioè l'azione comune degli uomini "di buona volontà": prescindendo dalle divisioni tra atei e credenti, perché NESSUNO ha o può avere l'esclusiva dell'agir bene.
     Ci sarebbe molto altro da dire, ma mi fermo qui.
     Grazie ancora del tuo intervento, Giulio.
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postato da , il
Caro Giulio per fortuna hai innalzato il livello di dialettica che stava miseramente naufragando. Niente da aggiungere, come già detto Condivido
Russel al 96  per cento ! Credo appunto che se si potesse abolire l'ipocrisia e stabilire un principio di chiarezza, se pur negativa, sarebbe più semplice
scoprire le dinamiche che regolano i rapporti tra i popoli.
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postato da bluedeep, il
Per taluni , mi pare evidente , la Guida del Mondo , o lo Spirito del Mondo è impersonata dalla follia.
Non è dato sapere se   costoro , tuttavia , sono in grado di produrre minori danni rispetto agli altri , o meno.
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postato da bluedeep, il
Ok, ci sono , l' ho trovato :-)
Riporto fedelmente quanto scritto da Russell   pagina 55 \56 \57  del capitolo " bene generale e beni parziali "  di " Un etica per la politica".

" .... Quando i desideri di un uomo sono rivolti principalmente , anche se forse non completamente , agli interessi di un certo gruppo che potrebbe essere rappresentato dalla sua nazione , dalla razza, dalla classe sociale e dal sesso , ci sono tre diversi atteggiamenti etici che egli può adottare. Primo : può pensare che gli interessi dell' umanità , a lungo andare, coincidono  con quelli del suo gruppo , anche se i membri di altri gruppi , nella loro egoistica cecità , non se ne rendono conto . (...) .
Secondo . può pensare che nel regno dei fini conta soltanto il suo gruppo e che gli altri vanno considerati dei puri e semplici mezzi per la soddisfazione dei desideri del suo gruppo.
Il primo che si potrebbe chiamare dell' imperialismo illuminato , presuppone la dottrina  secondo la quale alcuni gruppi nella società sono migliori  degli altri , anche se consistenti porzioni dell' umanità non la pensano così. Coloro che adottano questa prospettiva  diranno che  è meglio  essere civili anzichè selvaggi, o cristiani anzichè pagani, o monogami anzichè poligami, o industriosi anzichè pigri , o qualcosa di simile. I greci giudicavano il loro sistema di vita migliore  di quello dei  barbari  e dopo Alessandro questa credenza ha assunto toni imperialistici ( ...) . Più tardi cristiani e musulmani hanno fatto propria un' analoga concezione dell' importanza delle loro rispettive religioni. Gli inglesi consideravano  l' opera da loro svolta in India  come una influenza incontestabilmente civilizzatrice : Mecaulay non aveva alcun dubbio  che rientrava nella nostra benefica missione portare la nostra letteratura , il nostro diritto , e la nostra filosofia in aiuto alla nazione arretrata che la Provvidenza aveva affidato alla nostra responsabilità.
La più elaborata giustificazione di teorie simili va rintracciata in Hegel e in Marx . In Hegel c' è uno Spirito del Mondo o una Guida del Mondo  che presiede allo sviluppo della civiltà e usa  le varie nazioni , in tempi diversi, come suoi strumenti. Ci fu un tempo in cui esso divise le sue attenzioni tra la Mesopotamia e il bacino del Nilo ;  poi migrò in Grecia , a Roma e, nei 1400 anni successivi , in Germania. In un momento imprecisato  ma lontano , esso attraverserà l' Atlantico e si stabilirà negli Stati Uniti. In ogni stadio , la nazione che per il momento è il veicolo dello Spirito del Mondo  è giustificata come potenza imperialistica , e le sue imprese avranno successo finchè la sua epoca non narriverà alla fine ; le nazioni che le resistono , come fece Cartagine con Roma , sono cieche di fronte all' evidenza della posizione subordinata che occupano  nell' ordine cosmico , e sono condannate ad una inevitabile sconfitta.MArx ha adottato questa filosofia della storia  , introducendovi  solo due lievi modifiche. Ha ribattezzato la Guida del Mondo , chiamandola Materialismo dialettico , ha sostituito le classi sociali alle nazioni.
Veniamo ora alla seconda teoria , secondo la quale il " bene"  è una caratteristica esclusiva di un certo gruppo , mentre il resto dell' umanità  rappresenta o un ' ostacolo da spazzare via o un mezzo da utilizzare  per arrecare il massimo vantaggio a coloro che , soli, hanno importanza come fini. La maggior parte della gente assume questo atteggiamento , senza rifletterci affatto , nei confronti degli animali ....Quando si tratta degli esseri umani , la religione , e in particolare la religione cristiana , ripudia integralmente questa posizione . Secondo il pensiero cristiano un uomo non ha alcun diritto di u c c i dere uno dei suoi schiavi , nè di costringere una schiava al concubinaggio  , nè di distruggerne il matrimonio  , nelle questioni religiose tutti gli uomini sono uguali. Questa è la dottrina ufficiale : la prassi invalsa nella maggior parte dei paesi  cristiani  è stata però quasi sempre molto diversa. Dove si è affermata la schiavitù , i diritti attribuiti in teoria agli schiavi  non sono stati riconosciuti nè dagli individui , nè dai tribunali.Per lo più  i bianchi dell' America del nord un tempo consideravano i  n e gri  utili e gli indiani dannosi , ma in entrambi i casi  essi non presero nemmeno in considerazione l' idea  che il bene dell' indiano o del  n e g ro  potesse avere una qualsiasi conseguenza su ciò che il bianco doveva fare.
(...).
Nell' età contemporanea il migliore  teorico di questa dottrina  etica è stato Nietzsche. Egli  sostenne che ci sono dei grandi uomini , o eroi, i pensieri e le emozioni dei quali  sono importanti , mentre le masse dell' umanità  debbono considerarsi soltanto dei mezzi  o degli ostacoli allo sbocciare dei rari esseri superiori. La rivoluzione francese , egli disse, era giustificata  perchè ha prodotto Napoleone. Formulare con precisione questa dottrina è difficile , in quanto essa non presenta una chiara definizione  dell' " eroe" : in pratica  , è semplicemente  qualcuno che Nietzsche ammira. E' invece molto più facile formulare  con precisione  la versione più popolare della dottrina  che contrappone  uomo e donna , bianchi e uomini di colore , capitalisti e salariati  , gentili e Ebrei , ecc. Almeno in teoria , però , la dottrina di Nietzsche potrebbe essere chiarita ; si potrebbe dire , per esempio , che i soli uomini  che " contano"  sono quelli dotati di un quoziente intellettuale da 180 in su. C' è da aspettarsi che  le persone con un quoziente intellettuale di 179 desiderino modificare leggermnente la dottrina , ma forse un governo di uomini intellettualmente superdotati troverebbe il modo per trattare con loro."
20
postato da , il
in nessun  posto / D'appertutto.

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