Commenti a "Ognuno vale quanto ciò che ricerca." di Marco Aurelio


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In questo contesto, le "divisioni" e "correnti" del PD, franchi tiratori compresi, mi appaiono mirabili e gradevolissimi esempi di vitalità democratica. Ma credo che pochi, purtroppo, abbiano la mia medesima sensazione.
    Quanto  a te, Karim sensibile, il mio consiglio è che tu rimanga ben avvolto nell'inviluppo ideologico-politico-critico che ti sostiene. Il gregge protegge e fortifica i deboli. Non credo proprio sia il caso che tu ambisca a  fare parte per te stesso: secondo me te ne manca la stoffa.
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Tranquillo. Non mi aspettavo nulla.
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Io, tuttavia, ho sempre adorato la vile plebaglia. Ho sempre amato, come Machiavelli, "ingaglioffarmi" nel suo seno, perché è là, nelle osterie, nei cortei, nelle curve sud e nord degli stadi di calcio, nelle espressioni dialettali prive di sottintesi, che si respira un'aria di autenticità di cui altre atmosfere sono del tutto prive ed incapaci. "Se cerchi la verità, la troverai nelle spelonche delle prostitute", diceva il grande Christof Derichsweiler, emerito personaggio della cultura napoletana della prima metà del secolo scorso, oggi completamente dimenticato. Ma erano altri tempi. Oggi nelle spelonche ci vivono persone dabbene ed intellettuali, mentre invece, come ben diceva Battiato, esiste nel jet set, Parlamento compreso, una ben nutrita e petulante rappresentanza del moderno "zoccolismo rampante".  Che non è soltanto femminile; ma maschile, femminile e anche neutro. E non è soltanto sessuale, ma anche morale e mentale, per ormai quasi generale abitudine di obbedire agli ordini altrui (leggasi segnatamente: di Berlusconi nel PDL e di Grillo nel M5S).
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In un mare di presunzione, un bicchiere di talento non sarebbe poi del tutto sprecato. Sempre, naturalmente, che si tratti di presunzione iuris tantum; se invece è presunzione iuris et de iure, non c'è possibilità di prova contraria, e i grilli criticoni, che amano le chiacchiere ma non amano le prove (contro o a favore che siano), possono continuare a cantare. Questo è il vero problema.
    Cantano, tuttavia, senza speranze. Perché quando il mare di presunzione (per giunta iuris et de iure) ricopre i bassi fondali della incapacità e della crassa igno*ranza, non c'è vero o finto talento che possa valere a nasconderli: ed il canto prima o poi viene gradito solo dai pesci-gatto che popolano tali mari e tali fondali. E, col tempo, neanche più da loro, essendo la vile plebaglia, per sua stessa natura, solita avversare e defenestrare poi chi acclamò e venerò prima. Come dimostrato ampiamente dalla recente e meno recente storia d'Italia.
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Un bicchiere di talento in un mare di presunzione.

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