Commenti a "Ogni arte ha la sua tecnica. Per scrivere..." di Giuseppe Freda


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<<Nella mente risiedono tutti i misteri>>.
    A complemento del mio commento che prima o poi apparirà anche a voi, vorrei dire che è proprio la nostra mente il punto oscuro che, ove messo in chiaro, potrebbe generare la rivoluzione copernicana di cui parlavo nel commento che Attila ha preso in ostaggio.
     La scienza è convinta, o almeno propende per l'ipotesi, che la "mente" abbia natura materiale, e che la materia organizzata sia la matrice di ogni cosa, anche della coscienza.
     Ma proviamo a rivoltare il calzino. Proviamo ad immaginare che la nostra mente, e con essa l'Universo intero, sia solo il disporsi della materia secondo "linee di forza" simili a quelle che la polvere di ferro disegna su un foglio bianco quando si inserisca una calamita sotto il foglio.  E' evidente che a quel punto tutta la realtà dovrebbe essere ricondotta a quelle linee di forza; e, ancora più a monte, a ciò che le genera.  All'organizzazione, cioè, e non a ciò che viene organizzato.
    Si tratta tuttavia di un problema percettivo. Noi percepiamo materia...
    Abbiamo però anche segnali percettivi diversi, che reputiamo inspiegabili. Uno dei campi in cui li abbiamo è quello artistico. Cosa è, in definitiva, l'arte, se non il tentativo di esprimere in una sintesi superiore il senso di inadeguatezza tra ciò che viviamo a livello obiettivo ed il mistero che percepiamo dentro di noi?
    La percezione del mistero. Basterebbe solo quella a far capire che il mistero C'E', ed è infinitamente lontano dai soli mezzi della scienza.
    Come si può commettere l'errore di ritenere che alla verità possa giungere la sola scienza, che è solo una parte dell'attività umana, e non l'UOMO nella sua meravigliosa complessità? E' come giocare a tennis solo di diritto. Ti arriva la palla sul rovescio, e... come la prendI?? : ))
    Per poter giocare la partita col mistero, occorre avere a disposizione TUTTI i colpi fondamentali.
    Grammatica compresa.   : )))))))))))))))))))
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Ho appena inserito un commento che ancora non è visibile ai terzi, essendosi "allertato" il censore automatico per motivi che non riesco a comprendere.
   L'unica via è attendere che venga esaminato e ricompaia.
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Volendo essere precisi, la teologia è filosofia, ma una filosofia che parte da un dato acquisito: l'esistenza di Dio, dato acquisito per via di una rivelazione superiore. La teologia dà per scontata e certa questa rivelazione, e si adopera per interpretarne il significato.
     Pur non avendo nulla in contrario al riguardo, direi che non è stato e non è tuttora questo il mio principale interesse. Sono cioè alla ricerca di una "rivelazione" del tutto personale; ricerca che si differenzia dalla mera speculazione filosofica per la sua natura non solo razionale, ma anche sperimentale.
     La mia "intuizione" al riguardo è che scienza e filosofia, una volta unite tra loro in maniera indissolubile sotto l'egida della seconda (nessuno si sarebbe sognato di essere uno scienziato senza anche e prima essere un filosofo), e poi separatesi per via del metodo sperimentale adottato dalla prima, che l'ha portata a compiere passi da gigante, possano di nuovo trovare un punto di unione ove al metodo esclusivamente astratto e speculativo della seconda (cioè della filosofia) si unisca la sperimentazione. Anche (e perché no?),  addirittura a livello metafisico.
     Ritengo infatti che, malgrado l'uomo sia convinto (ma lo è sempre stato!!) di avere raggiunto o essere prossimo al "top" (quanto meno metodologico) della decifrazione di se stesso e dell'Universo, esistano infiniti territori inesplorati dentro e fuori di noi. Territori dai quali potrebbe venir fuori una sorta di "rivoluzione copernicana" della nostra realtà, con la scoperta sistematica, sperimentale e del tutto razionale della preponderanza, in noi e nell'Universo, della dimensione spirituale rispetto a quella materiale.
    Naturalmente devo questa concezione non ad una mera speculazione di tipo cerebrale, ma all'aver accumulato, talvolta per caso, tal'altra no, il che a mio avviso significa sempre perché "così doveva essere", una serie di esperienze in questo senso.
    Ecco: è questo il mio interesse principale.
    Oltre, naturalmente, alla poesia, alla grammatica, alla pittura, allo studio dei fenomeni casuali, alla lotta per la sopravvivenza e alla rottura delle "balle" altrui, attività queste ultime, insieme a tante altre, cui mi dedico ricorrentemente ed  a corpo m0rto, al solo scopo di rilassarmi ed evitare la follia, sempre in agguato in certe complicate, coinvolgenti e talora terrorizzanti faccende. : //
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bravi ,l'argomento si fa sempre più interessante. E' da elogiare chi legge molto, ma sopratutto chi cerca di capire, di penetrare alcuni misteri che tali resteranno. La teologia è legata alla filosofia e chi legge e medita è da ammirare e portarlo come esempio, cercare di ascoltarlo, perchè lui sta cercando il suo mondo interiore, in modo da capire e gestire il mondo esteriore. Bravo prof. sei un insegnante davvero a livelli superiori.
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bhè non ha che fare con Padre Pio, ma molta letteratura tratta temi
religiosi. Io ascolto, osservo e stupisco !  Rimango stupita da tanta
fede intorno  me. Ma trovo l'argomento religioso estremante interessante
sotto il profilo umano.  Non avendo il dono della fede guardo con occhi
oggettivi in attesa del miracolo.
Non sono prevenuta. Leggo i vangeli come leggo  Russel (Perchè non sono
cristiano) con lo stesso interesse. Ma le mie letture preferite sono quelle
relative ai temi psicologici. Lì nella mente risiedono tutti i misteri.

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