Commenti a Nei meandri della ragione di Giuseppe Freda


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sommi pensatori in migliaia do anni ci hanno proposto teorie tendenti alla perfezione.
che poi si sono dimostrate sbagliate, sopratutto quando uscendo dal percepito si sono avventurate verso pure tesi.
Un uomo imperfetto non può pensare perfettamente tranne che nei suoi sogni. la ragione tranquillizza la nostra paura ma non cambia la realtà.
però.... la nostra fortuna è che siamo animali sociali che pensiamo uno sulle spalle/pensiero dell'altro. questo è magnifico e ci consente il non avere sprecato millenni inutilmente: oggi l'uomo è meglio. la donna meglissimo :-)
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Un mio umile pensiero...
Nato durante la  lettura sui commenti...
di Pino...!
~~~
Non esiste un unico "UNIVERSO"
Gli "UNIVERSI" sono tanti quanti sono le Menti...
che percepiscono e creano L'Univrso...!
Noi siamo per noi stessi il più grande dei misteri...
il principio di tutte le soluzioni...!
Non dobbaimo correre...
La vita è qua...e tutte le soluzioni...
sono in noi...!
Chi può ricordarsi di noi...
se poi siamo noi...a dimenticarci di noi  stessi...?
Se fossimo capaci... di dare  luce alla comprensione...
forse si riuscirebbe a vedere la risposta in essa...!
Purtoppo l'ignoranza intralcia il cammino...!
La realtà non siamo noi...
Ma ciò che realmente siamo...!
Siamo noi ad immaginare la vita...
Ma purtroppo... la nostra mente non consapevole...
ci separa dalla realtà...!
Per arrivare a noi stessi... bosogna trascendere...
immaginado per primo... noi stessi...!

Tutti abbiamo un posto nel "Cosmo"
e dobbiamo arricchirlo con noi stessi...!
Le Mete sono tante...ma solo una è la vera Meta...!
Quella che conduce al Divino...che c'è in noi...!
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Scusami, ma quando fungo da radio non ho filtri.
Personalmente rimango a tua disposizione per qualsiasi cosa tu possa ritenermi di una qualche utilità.
Non ho purtroppo come scriverti o interpellarti; ma ho anche visto che di tanto in tanto ti fai vivo tu.  : )))
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Alessandro, io non so assolutamente niente. Sapere è un conto, sentire un altro, vedere un altro ancora. Io non ho parlato di ciò che so (e che so?? :), e neanche di ciò che sento senza conferme, ma di ciò che ho visto e che vedo.
Ho appunto detto che è ben possibile si tratti di una visuale parziale; ma proprio perché ho visto, e una cosa so, di non sapere e non poter sapere, non posso affidarmi alla ragione se non come strumento striminzito al fine di aggrapparmi quanto più posso alla "realtà". Io volevo solo che tu sapessi che c'era e c'è qualcun altro. Null'altro. Non ho verità da comunicare: le poche che ho le tengo per me, perché fanno parte del mio equilibrio. Nulla conosco degli equilibri altrui.
So bene però dove si annida il falso; ma non è mai nel pensiero. Il pensiero non può mai essere nè vero, nè falso.
L'azione sì, e il pensiero lo è solo in quanto possa indurre ad azioni false.
Quanto all'infinito, io non penso che l'infinito sia la verità. L'infinito, senza il finito, sarebbe il vuoto. E' invece il finito a dare significato all'infinito, in un interscambio continuo. Quindi noi dobbiamo attingere all'infinito; ma la verità è qui, nel tempo e nello spazio, perché solo nel tempo e nello spazio può esserci azione (causa ed effetto), e quindi verità in azione. Fuori del tempo e dello spazio può esserci solo pensiero (qualsiasi), che rimarrebbe sterile senza la prova dell'azione e del fatto.
Dunque l'infinito non è un punto di arrivo, e non deve turbarci il non poterlo raggiungere. Serve solo ad inquadrare il nostro ruolo, la nostra realtà, nella giusta prospettiva.
Una prospettiva in cui non possiamo essere le uniche intelligenze dell'universo.
Non possiamo essere le intelligenze più intelligenti dell'Universo, ma siamo suscettibili di lunga ulteriore evoluzione.
Ma non possiamo neanche abbandonare le armi, definendoci incapaci di progredire.
Ultimo: sembra che io sia un pensatore, ma... sono solo un osservatore, o, meglio ancora... una radio.
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Sì. Alessandro, e questa è la riprova che la somiglianza è nell'hardware, e non nel software, che può essere il più vario possibile.
L'importante però è scaricare l'energia nel modo giusto, per evitare di subirne da*nni.
Io ho alla bisogna l'ascoltare musica e lo scrivere; ma soprattutto l'ironia, o meglio ancora lo sber*leffo. Le mie origini di napoletano "verace", oltretutto vissuto a contatto con persone davvero eccezionali da questo punto di vista, sono una vera panacea: impossibile prendere alcunché (o  soprattutto prendersi)- troppo sul serio.
Così esiste una sorta di valvolina che, appena la pressione del pneumatico tende a salire oltre i limiti del le*cito, subito si apre e lo riporta alla pressione giusta.
Vincenzo, se leggerai Slan o NON-A di Van Vogt, ma anche altre sue cose, come Le armi di Isher o Hedrock l'immo*rtale, che ne costituisce parte (ma ti consiglio in assoluto Slan: è il romanzo in cui è espresso più chiaramente il concetto, e anche quello più stilisticamente coordinato); VanVogt di cui ho detto che era un profeta; ti renderai conto che la sua visione è molto simile a quella di Nietsche.
    Simile.
    L'avversione che nutro per N. è direttamente proporzionale al quantitativo di quasi verità di cui egli è portatore, ed al seguito che riscuote. Perché una quasi verità è molto più pericolosa di una falsità.
    Devo tuttavia dire che c'è un buon quantitativo di vero.
    Ma tu sei immune, per fortuna. Non solo perché sai che nessun filosofo è nel vero;
ma anche perché non conta ciò che si crede o si crede di credere, ma ciò che si è e (quindi) si fa.
    Fine dell'assolo di violino.
    Nello spartito restano solo le parti di ottoni, tamburi e triccabballacchi.   :))))))))))))))))

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