Scritto da: PaulVal

Il tempo è bellissimo, meglio farsene una ragione


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...mia, non rinunci al tuo potere di attrarmi, così che io possa perdere il desiderio di volerti?

Mio zio diceva che basta dire tre volte a una donna che è bella perché alla prima ti ringrazi, alla seconda ti creda, alla terza ti ricompensi.

Dovrei allora dispensarle, urlando a bassa voce, tutte le lusinghe che ho in cuore per lei, magari giustificandomi che una donna è tanto bella quanto i complimenti che ha ricevuto?
Oppure gridarle di venire, mia amata, per adorarci a vicenda prima che non ci sia più nulla di lei e di me?
O pretenderla come Costante di ogni Equazione della vita, come Massimo Comun Divisore della mia esistenza altrimenti al Minimo Comune Multiplo?

Va beh, forse è meglio non uscire troppo dai binari della decenza, tenendo presente di quali stratagemmi e malizie l'uomo è capace, nel dialogo con se stesso, per dare ai propri più mediocri moventi le spiegazioni più nobili...

Alzo lo sguardo lontano e ordino il rompete le righe ai miei pensieri. La cagionevole prosa del mondo mi snida dall'universo parallelo nel quale mi ero rifugiato.

È l'occhio a creare l'orizzonte, e l'orizzonte è troppo vicino quando si è piccoli, ma laggiù, dove il cielo ha il colore del mare, finisce il finito e comincia l'infinito, il non-luogo in cui il mondo nascosto sommerge il mondo fenomenico.

Sento il bisogno di alzarmi, di scrollare l'acquitrino che ho dentro. Mi raddrizzo e torno ad essere me stesso, non avendo purtroppo alternative.

Torno a vestirmi di inadeguatezza, come sempre: è un abito che mi va a pennello, seppur di solito preferisco non guardarmi allo specchio.

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