Scritto da: Monica Peli

La cicatrice


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...pallone?"
Lei riprendeva camminando con i piedi a x, stringendo un po' i denti fino alla discesa del tabernacolo.
Da lì la strada diventava non asfaltata, com'è tuttora, e ci lasciava più libere di correre, come faccio io oggi con la mia cagna Zara.
"Attente bambine a non cascare, ci sono i sassi, ci si fa male..."
a noi non so cosa prendesse, ma c'era una voglia di arrivare in fondo alla viottola in modo libero che non ascoltavamo certo le sue parole.
La Ghiga da piccola non era un gran che agile, anzi direi più tonda di quanto lo fossi io. Portava spesso dei pantaloni stretti non proprio adatti alla corsa. Era più piccola di me e della Gigia di due anni.
Sua sorella era magra, nervosetta, era lei che prendeva iniziative e sia in bici che a piedi, non l'ho mai vista cadere. Mi sarebbe piaciuto essere come lei, cantare bene come lei, avere tante amiche come lei, tante Barbie, un babbo come lei che la contentava sempre, forse perché lei la mamma non l'aveva più. Era morta in quella primavera e le due bambine erano sempre lì dalla loro nonna davanti a casa mia.
La discesa era lì ... [segue »]
Composto sabato 26 dicembre 2009

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