Scritto da: Andrea Manfrè

Santiago era sensibile al fascino femminile


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...intravedere un po' di volgarità, che è sempre di buon auspicio. Non mancandogli la faccia tosta esordì: «Scusa piccola! »
Lei si girò, era da urlo; lui continuò: «Non è che ci siamo già visti da qualche parte? »
La tecnica era banale, vecchia, ma efficace; al punto che dopo dieci minuti si era già presentato, sapeva che lei si chiamava Jessica e che alla sera sarebbe andato a prenderla a casa sua, in quel condominio rosso davanti alla stazione dei treni, alle nove e mezza.
Tutto perfetto e liscio come l'olio, tranne una cosa: chissà perché, prima di accettare, aveva dovuto urgentemente chiamare suo fratello con il telefonino. Stranezze della vita, pensò Santiago, non dando peso all'accaduto. Era troppo su di giri, così passò il tempo in attesa dell'appuntamento dimenandosi sul divano e camminando per casa.
All'ora stabilita era sotto casa di lei. Quando scese, restò come di sale: era un sogno. Ancora non riusciva a credere ai suoi occhi mentre la vedeva avanzare verso di lui, che intanto era seduto in macchina con il finestrino abbassato e la radio a palla. Scese per aprirle cavallerescamente la porta quando il sogno diventò incubo: un gigante d'ebano si mise tra lui e la bella Jessica dicendo: «Sono suo fratello! »
Troppo tardi per il povero Santiago: sentì come un martello percuotergli il volto e il sangue che copiosamente gli inondava la gola mentre si accasciava al suolo. Delle mani gli sfilavano il portafoglio di tasca mentre la radio suonava una canzone dei Led Zeppelin che diceva I don't know but I've been told, a big legged woman ain't got no soul. Proprio così, una "bellegambe" non ha anima.

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