Scritto da: A. Mugno

L'abete bianco


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...la madre avrebbe fatto di tutto per non fare pesare al figlio la sua degenza; ma Victor di fare la parte del malato non ne voleva sapere: per lui la permanenza in ospedale restò sempre una vacanza; il tempo gli sembrava passare così in fretta a tal punto da fargli perdere il conto dei giorni trascorsi. Aveva fatto molte conoscenze e tutte le infermiere ormai adoravano quel bimbo allegro che amava inventarsi le fiabe. La sua preferita era quella che narrava la storia di un piccolo seme magico. Un giorno Victor si accorse di aver perso uno dei suoi peluche preferiti, uno scoiattolo dalla coda a strisce bianche e color noce. Guardò subito sotto il suo letto per vedere se era finito lì, ma al suo posto, con grande sorpresa trovò un piccolo seme identico a quello trovato quel lontano giorno nel parco; anche stavolta gli venne la voglia di metterlo in bocca, ma non appena lo ebbe tra le dita si svegliò dal coma. Erano trascorsi ben sette anni da quel tragico incidente. Victor guardò il suo corpo: non era più quello di un bimbo di sette anni, ma quello di un ragazzino di quattordici. Rivolse lo sguardo intorno e si vide circondato dalle pareti grigie di un anonima stanza d'ospedale. Poi guardò fuori dalla finestra della stanza e vide dinanzi a sé il fusto di un grande abete bianco.

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