Scritto da: Giovanni Barra

L'aquilone


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...di manifestarmi contento. Ricordo in quel momento della vita, ero piccino e giocavo con il pallone sotto la pioggerella calda, presso i campi coperti dal sole bruciante e il cielo dopo mezzogiorno colorato d'azzurro, o con il mio papà innalzavamo aquiloni, parandoci dal sole, all'ombra di un albero. Era mio padre che rideva, nel momento in cui mi scivolava tra le mani l'aquilone, e volava via, lontano dai soliti disegni, non avevo la capacità per riportalo in salvo, la contentezza era talmente intima, che ci bagnava gli occhi. Dici che non si può più recuperare, quell'aquilone, vero papà? Ciò nonostante, quegli momenti esistono ancora, come un album di fotografie, abbandonato dentro ad un cassetto che ansiosamente aspetta di essere ripulito dalla polvere e riaperto, commemorato. Quanti attimi mi attendendo, e non sono mai fuggiti via. Non devo sostenere la paura di ricordare, fa parte di noi, del nostro esserci. Mi tiro su le lenzuola, mentre mi asciugo gli occhi nel sonno, e mi perdo in un mare di lacrime e dolci ricordi, sogno di stare sospeso in aria, proprio come un uccello in mezzo a i rami di un albero. È bello vero? Beh, è una delle tante sensazioni che la vita ci può regalare, anche una delle tante che devi ancora scoprire, perché infondo la vita se c'è, non è una stagione qualunque. Perciò riposa sogno, non fermarti più, fai nutrire i sensi a crederci ancora.
Composto giovedì 27 maggio 2010

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