Scritto da: Andrea Manfrè

La vita che non c'è più in una città innaturale


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...suoi pantaloni chiari: è una macchia di the. Dopo cinque minuti i biscotti sul tavolo sono spariti. In cucina regna un silenzio totale. La vecchia lava i piatti nel lavello, aprendo lo sportello del forno per riporvi una teglia pulita si accorge che sulla leccarda è rimasta dal giorno prima la torta di mele. «Ieri la Marta ha fatto la torta. Ne vuoi, Piero? » Piero, sempre molto garbato, annuisce. È un ragazzo di campagna ma beneducato. Sul tavolo compare un piatto (di quelli vinti con i concorsi a punti) con tre grandi fette di torta. Il ragazzo ne taglia con la forchetta un pezzo e lo inghiotte. Quel boccone troppo grosso quasi lo sta strozzando, tossisce. Trangugia senza fiatare il resto. Il suo volto si rilassa dopo lo sforzo compiuto. Intanto gli è venuta sete ed osa: «Posso prendere una pesca? ». Si alza e sceglie dalla cassetta di legno poggiata sulla madia due grossi frutti maturi, rigirandoli con cura fra le mani callose di contadino. La sua espressione si incupisce. Sta ricordando. Quando aveva la campagna, ne raccoglieva otto quintali al giorno e poi andava a venderle ai mercati generali. Si alzava alle quattro di notte per arrivare ... [segue »]

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