Scritto da: Davide Cericola

La creaturina


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...Rivede la costa lontana, il bordo della bacinella, la terra promessa.
Decide, spera, supplica di avere più tempo, forza, capacità di raggiungerla.
Ma è come se ci fosse una volontà suprema, sadica, incosciente verso i più deboli che decide di opporsi.
Non può raggiungerla perché non ce la farà mai.
Sente l'acqua che la tira da sotto, la risucchia, la attira verso il baratro, verso la fine, forza incontrollabile e impaziente di morte.
È quasi felice di avere un naso, o un qualcosa che le permette di respirare; delle orecchie, o un qualcosa attraverso cui sentire la morte incombente che sale; e dei capelli, peli ultimi residui di sé in superficie, estremo desiderio di vivere, prima che le cadano giù.
Ormai non le serviranno più.
Va giù, sempre più giù.
Vede pezzi di carta mentre sono distrutti definitivamente. Spera, vuole fare la stessa fine, lotta per tornare in superficie.
Ultimo, disperato, agonizzante tentativo di vita, in cui racchiudere la sua forza, tutta il suo desiderio, tutto il suo panico per la morte.
Non può farcela, è destinata a non farcela, intravede il bordo della bacinella rosso nell'acqua sempre più scura, ma non può avere successo.

L'esperimento era andato bene, ora sapeva quali parti del foglietto si bagnavano per prime. A lui non importava del foglietto, ha così tanta carta a casa che quel foglietto...
Non avrà niente sulla coscienza, la Creaturina era troppo piccola perché la potesse vedere. Era predestinata a morire.
Composto nel 2004

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