Scritto da: Norberto Lafferma

L'ultima parola


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...una casa.
Eppure le sembra di ricordare una stanza fredda, l'agitarsi di alcuni volti familiari, l'affaccendarsi di mani amiche che le toccavano il corpo abbandonato a se stesso, delle voci ora premurose e sommesse... ma tutto è così confuso, mescolato ad altri suoni o immagini indistinte, non riconoscibili, quasi estranee...
Ad un tratto la porta si apre lentamente lasciando entrare dapprima una lama di luce, poi una bimba, poi un adulto. La luce scompare e loro si avvicinano al letto.
Sì... sì... certo... ora li riconosce: sono suo figlio con la piccola primogenita che, sollevata dal papà, le sta porgendo un piccolo cagnolino di peluche.
E Maria, a fatica, cercando di focalizzare tutte le sue forze sul braccio che ancora le riesce di muovere anche se lentamente, afferra con due dita della mano sinistra quel piccolo ma grande regalo.
Guarda il cagnolino e gli occhioni marrone della nipotina, poi, molto sommessamente, le dice, quasi sillabando, "Gra-zie".
Una sola parola.
L'ultima.

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