Scritto da: Andrea Bidin

Le fiamme della vergogna


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...quella mandria d'ignoranti intolleranti, sia perché agli occhi di colui che avrebbe appiccato il fuoco, e soprattutto di coloro che avevano deciso quelle azioni punitive, non eravamo nessuno.
Come prender parola dunque? Evidentemente non c'erano possibilità.
Ma Giulio non volle sentir ragioni e mi trascinò a forza, prendendomi per il polso, verso il suo obbiettivo. Il nostro obbiettivo. Che io, per un momento, fui quasi tentato di dimenticare, di ignorare, tanto era doloroso il senso d'impotenza che stavo provando.

Raggiungemmo la piazza dopo circa dieci minuti di corsa spasmodica. La folla era in delirio, aizzata da un individuo a me ben conosciuto. Era Eritreo, un popolano qualsiasi, forte sostenitore di quella caccia assurda ed ingiustificata, che ad ogni "evento" soleva salir sul palco dello spettacolo, girare due volte attorno alla vittima legata al palo e circondata di legna da ardere e sterpaglia, e poi declamare frasi e concetti di un'idiozia tale che non riuscii quasi mai ad ascoltarli con attenzione, tanto era il disgusto per quelle parole prive di significato, spinte dall'odio, dalla paura, dall'intolleranza estrema, mi suscitavano. È come se tutte queste persone sapessero d'essere in torto nel giudicare in quella maniera quella povera donna, eppure non prestavano ascolto,... [segue »]
Composto lunedì 8 febbraio 2010

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