Scritto da: Silvia

Ama e fai ciò che vuoi


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...ti và di recuperare il tempo perduto?"
Una volta a casa: "Dove vai?" Mi chiese il mio ragazzo. "Da Gemma." "Ancora? Non ti basta tutte le lacrime che ti ha fatto versare?" "Devo capire." "Allora scordati di me. Addio Valeria."
Anche lui aveva preferito abbandonarmi. Anche lui aveva preferito fuggire. Corsi come una pazza furiosa da Gemma. Era il suo compleanno. Non appena mi vide gli occhi le si illuminarono e, poco dopo, si spensero. "Ecco la mia risposta, Gemma." Le diedi la lettera e mi allontanai. Scesi le scale e mi sedetti in portineria. "Dai mamma scendi, ti prego, fallo! Scendi quelle maledette scale!" Chiusi gli occhi. Li riaprii e una mano mi accarezzava il viso. Una donna mi prese tra le sue braccia. "Ora posso morire in pace." "No! Abbiamo tante cose da dirci Gemma!" "Spero solo di averne il tempo figlia mia. Oddio come sei bella. Smettila di piangere." Scoprii che mia madre stava morendo. Un tumore la stava divorando. Due mesi dopo si spense. Io ero in ospedale con lei. Le tenni la mano fino all'ultimo quasi per accompagnarla verso la vita eterna. "Ti voglio bene mamma!" Le sussurrai. Lei ritrovò parte dell'energia vitale: "Ripetilo per favore!" "Ti voglio bene mamma!" Un sorriso, una lacrima e Gemma non era più tra noi. Era morta serena. Era morta con il suo peccato finalmente redento. Era morta avendo vicino sua figlia che la chiamava mamma.
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Tre mesi dopo. "Alla memoria di Gemma. Mia madre." Il titolo del romanzo che scrissi a tempi di record dedicato a lei. Stavo per pubblicarlo e sentivo che lei era felice. Il mio ragazzo tornò. Mi abbracciò forte e mi disse: "Ti amo perché sei coraggiosa. Perdonami, non ti lascerò più!" E le nostre labbra si unirono.
Composto lunedì 12 novembre 2012

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