Scritto da: Naida Santacruz

La morte del cigno


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...dove passerai la mano, stenderò la mia e ti toccherò tu già saprai di me e mi accarezzerai con tutto il tuo amore. Dirai al mio papà di toccarmi, così pure lui mi trasmetterà il suo calore amorevole. Io la sera scalcerò per giocare con te, tu riderai quando vedrai il mio piccolo piedino che si ferma contro il tuo pancione, e questo gioco che noi faremo ci legherà molto di più, ed io non smetterò mai di ringraziare il mio papà per questo dono meraviglioso che mi ha dato: la vita. L'angioletto Donato mi diceva sempre che una volta scelta la mia famiglia io sarei rimasto contento di quello che mi avrebbero offerto: sorrisi, felicità, sentirmi accettato, e provare quel cerchio di sentimenti, e sensazioni. Poter così finalmente conoscere quel misterioso mondo degli umani. Lui mi mancherà molto, noi non rideremo più assieme, neppure giocheremo e non tireremo più scherzi agli altri angioletti. Che buffo però, chissà cosa ci spinge a voler venire sulla terra come uomo; quando poi lassù noi viviamo felici. Senza emozioni, né preoccupazioni, contenti e né tristi, qui in questo nido ovattato io percepisco tutte le frustrazioni del mondo, eppure non sono dispiaciuto di voler ... [segue »]

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