Poesie inserite da Gabriella Stigliano

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Scritta da: Gabriella Stigliano

L'anima in attesa

Sono sola tra gli alberi al lago,
vivo in amicizia con i vecchi abeti a riva
e in segreta intesa con tutti i giovani sorbi.
Sola, sto distesa ad aspettare,
non ho visto passare nessuno.
Grandi fiori mi guardano dall'alto di
lunghi steli,
pungenti rampicanti mi strisciano sul grembo,
ho un solo nome per tutto, ed è amore.
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    Scritta da: Gabriella Stigliano

    QUEI TUOI CAPELLI

    Quei tuoi capelli d'arance nel vuoto del mondo,
    Nel vuoto dei vetri grevi di silenzio e
    D'ombra dove con nude mani cerco i tuoi riflessi,

    Chimerica è la forma del tuo cuore
    E al mio desiderio perduto il tuo amore somiglia.
    O sospiri di ambra, sogni, sguardi.

    Ma non sempre sei stata con me, tu. La memoria
    Mia oscurata è ancora d'averti vista giungere
    E sparire. Ha parole il tempo, come l'amore.
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      Scritta da: Gabriella Stigliano

      Sussurri di morte celeste

      Sussurri di morte celeste odo sommessi,
      labiali dicerie della notte, sibilanti corali,
      passi che gentilmente salgono, mistiche brezze dall'alito mite e soave,
      gorgoglii di fiumi invisibili, flussi d'una corrente che scorre, eternamente
      scorre
      (o è sciacquettio di lacrime? Le smisurate acque delle lacrime umane?).
      Vedo, vedo appena verso il cielo, grandi masse di nuvole,
      malinconicamente lente ruotano, silenziose si espandono, si fondono
      con qualche stella ogni tanto che mesta appare e scompare,
      velata, lontanissima.
      (O forse un parto, qualche solenne nascita immortale;
      ai confini impenetrabili alla vista,
      un'anima che passa).
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        Scritta da: Gabriella Stigliano

        La nave

        Ricordo una nave,
        una nave bianca
        con una striscia blu
        o azzurra.
        Parlava di un uomo
        che aveva amato
        pur non essendo ricambiato;
        parlava di uomini
        persi sulla strada
        dell'amore;
        parlava di un mondo
        spaccato in due
        o più parti
        per la parola amore.
        Io ci son salita
        qualche volta
        su quella nave,
        ma ogni volta
        mi mancava il respiro
        e non riuscivo bene
        a respirare
        quell'aria che emana,
        quel puro ossigeno
        che noi tutti
        non riusciamo
        a sostenere.
        Ma credo che
        alcuni giorni
        sulla nave ci son stata
        e molto spesso
        mi son rifugiata,
        per poi tornare
        e da sola ricordare.
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          Scritta da: Gabriella Stigliano

          Quando il pensiero

          Quando il pensiero di te mi accompagna
          nel buio, dove a volte dagli orrori
          mi rifugio del giorno, per dolcezza
          immobile mi tiene come statua.
          Poi mi levo, riprendo la mia vita.
          Tutto è lontano da me, giovanezza,
          gloria; altra cura dagli altri mi strana.
          Ma quel pensiero di te che vivi,
          mi consola di tutto. Oh tenerezza
          immensa, quasi disumana!
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            Scritta da: Gabriella Stigliano

            Vieni con me

            Vieni con me!
            Devi affrettarti però -
            sette lunghe miglia
            io faccio ad ogni passo.
            Dietro il bosco ed il colle
            aspetta il mio cavallo rosso.
            Vieni con me! Afferro le redini -
            vieni con me nel mio castello rosso.
            Lì crescono alberi blu
            con mele d'oro,
            là sogniamo sogni d'argento,
            che nessun altro può sognare.
            Là dormono rari piaceri,
            che nessuno finora ha assaggiato,
            sotto gli allori baci purpurei -
            Vieni con me per boschi e colli!
            tieniti forte! Afferro le redini,
            e tremando il mio cavallo ti rapisce.
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              Scritta da: Gabriella Stigliano

              I poeti lavorano di notte

              I poeti lavorano di notte
              quando il tempo non urge su di loro,
              quando tace il rumore della folla
              e termina il linciaggio delle ore.

              I poeti lavorano nel buio
              come falchi notturni od usignoli
              dal dolcissimo canto
              e temono di offendere Iddio.

              Ma i poeti, nel loro silenzio
              fanno ben più rumore
              di una dorata cupola di stelle.
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