Scritta da: Andrea De Candia
La veglia strappa il velo di Maya
mai come allora palpebre ferite
il sangue oscuro ci si para avanti
come se fosse selva inestricabile
è un accatastamento di liane,
scimmie che imploran d'essere supine,
malati di ignoto puntano il dito
sulla pillola della Luna, la
vorrebbero trascorsa lungo i fiumi
squarciati di rivelata esistenza
e piattezza aderente al loro letto,
al suolo su cui striscia, serpe, l'ombra,
al fardello che lievemente pesa,
al bozzolo che libera la Morte,
all'istante farfalla che regala
voli esalati d'ultimi respiri,
all'amante gemello che sa infrangere
il già non specchio dell'aria, affacciandovisi
col suo unico occhio e le sue ciglia,
un accenno di un volto, tutt'un bacio.

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