Scritta da: Iris Vignola

Mettete dei fiori nei vostri e nei nostri cannoni!

Abbandonando il sospiro nel nucleo spirale del vento,
trae profondo respiro dal sì glabro petto.
Inarcandosi sottostante volta d'orizzonte,
fortemente eleva ossute braccia come a un padre,
onde squarciarne il velo conclamante insofferenza.
S'avesse l'ali, in sogno, palesate,
anziché notarsi implume,
indubbiamente l'avrebbe già raggiunto
oppur nell'attimo presente si spingerebbe fin a esso,
rifuggendo l'abominio d'una guerra dissacrante il bene.
Sconfinato nel predominante male,
sebbene ripudiato amante,
attraverso matrice del pensiero,
l'urlo sottinteso schizza all'apice del desiderio,
dacché la voce gli s'è arroccata appresso,
oramai fattasi rauca per il drammatico spreco.

"Mettete dei fiori nei vostri e nei nostri cannoni!"

Analogamente a imbelle barca indifesa,
ripugnata l'avvilente arma
e in procinto di naufragar i propri sensi
nel tempestoso mare degli accadimenti,
ove or l'ancora, in strettoia rocciosa, getterebbe,
ond'approdar a sicuro lido affrancante
ed esimersi dal rollar pressoché costante,
equipollente al tremolio convulso d'una foglia sferzata da libeccio,
seppur intenzionata a rimaner abbarbicata al pendulo peduncolo,
ipotetico cordone legante se stessa al proprio ramo amato,
mitragliato a sua volta da sibilanti raffiche violente,
nulla gli rimane,
se non aggrapparsi a speranzosa speme come fosse madre amata.
Prono su terra rosseggiante, prostrato al fato,
miraggio, gli appar, di verdi prati sterminati,
nel sentor satollante d'olezzo floreale, sovrastante odore di ferroso sangue,
d'assolate rene dorate,
solcate da creste d'onda spumate di biancore,
d'acque marine ornamentate di gemme lapislazzuli.
Effluvio di vital salmastro, viceversa a putrida morte.
Alfin, di nuvole, cumuli rincorrentisi
e di frizzante aria, su pelle sì ignuda, sensazioni strabilianti,
nell'impersonarsi libero parimenti a essa.
Ineluttabilmente,
l'offuscata coscienza è assalita da quesiti silenti
d'un prode guerriero combattente...

... Per qual motivo ignoto, s'è dato sapere?

O all'opposto, rinnegante il malefico reale
d'un giovin terrestre,
sottratto alla propria esistenza ond'elargire dolore.

Putativo padre,
quel sovrastante cielo
può unicamente pianger lacrime amare!

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